La vicenda di Banca Etruria, e delle piccole banche di cui si è occupato il recente decreto del governo, è desolante. È una storia di malaffare, raggiri, mancato controllo e sbagliata governance. Su storie come questa, con risvolti tragici, penso sia inutile aggiungere ulteriori commenti. Meglio trarre alcuni spunti per evitare che si ripetano situazioni analoghe in futuro.

OBBLIGAZIONIPer quello che riguarda la governance degli istituti bancari, è chiaro che essa andava urgentemente riformata. In parte, tale riforma è avvenuta e per questo motivo è venuto allo scoperto il disastroso bilancio degli istituti bancari in questione. E’ ora oggettivamente più difficile che una situazione analoga si ripeta. Trasparenza, valutazione ai valori di mercato, stretta vigilanza degli organi preposti non sono freni all’attività bancaria, come spesso si vuole farli capziosamente apparire. Sono il collante fiduciario che dovrebbe tenere saldo il rapporto tra il management e la clientela. Per entrambi, maggiori controlli societari e maggiore trasparenza sul bilancio sono una garanzia e un’opportunità. Mi auguro che la politica vada sempre più in questa direzione in futuro.

Per quel che riguarda i risparmiatori, la questione è più complessa, soprattutto per il timore che questo evento si ripeta. Ora, chi investe in azioni dovrebbe sapere che rischia di perdere tutto quello che investe. È il concetto stesso dell’azione: è il capitale di rischio per eccellenza, un pezzetto della società in cui si investe. Se quella società fallisce, l’azione vale zero. Anzi, vale meno di zero, ma il principio cardine della finanza moderna è che non ci si può rivalere sugli azionisti, cioè che si permette di investire in una società prendendosi responsabilità estremamente limitate. Quindi, è impensabile che gli azionisti vengano rimborsati.

Sulle obbligazioni il discorso è diverso. Molti risparmiatori pensano che il termine “obbligazione” sia sinonimo di garanzia, ma non è così. Sotto tale nome vanno, ad esempio, le obbligazioni subordinate, che come dice il nome stesso vengono rimborsate dopo le obbligazioni ordinarie (nel linguaggio del diritto fallimentare, le obbligazioni subordinate sarebbero un credito chirografario, se mi si passa l’analogia). Inoltre, molte obbligazioni sono in realtà strumenti ibridi che di fatto sono rischiose quanto le azioni stesse. La regola, in questo caso, è informarsi sempre prima di effettuare un investimento, possibilmente avvalendosi del consiglio di una parte terza. È ovvio che il direttore di una banca spingerà per l’investimento nelle obbligazioni della banca stessa, e magari anche in buona fede. Ma è altrettanto ovvio che il suo parere è distorto dal ruolo che ricopre, anche se è una brava persona. Una buona regola generale è di guardare al rendimento atteso delle obbligazioni, per lo meno quelle più semplici, cioè a cedola fissa. Infatti, e non mi stancherò mai di ripeterlo, a maggior rendimento corrisponde sempre e comunque maggior rischio.

Purtroppo chi detiene oggi obbligazioni subordinate non può ritenersi garantito al 100% del rientro del capitale nella sua interezza. È ciò per cui le obbligazioni subordinate sono state create, e per questo hanno un rendimento più alto di quelle ordinarie. Chi ce le ha, ottiene questo rendimento superiore proprio per essere compensato per il rischio che si sta prendendo. È anche inutile scatenare allarmismi. Posso dire, con un po’ di senso pratico, che è largamente improbabile che, ad esempio, la stessa cosa succeda a BMPS. Ma non posso esserne certo. L’allarmismo sarebbe comunque inutile, e genererebbe più danni di quelli (tutti da verificare) che si vogliono riparare. Quindi c’è poco altro da fare, per chi ha queste obbligazioni e non si sente più tanto sicuro, che aspettare la scadenza (e godersi il maggior rendimento).

In sostanza, investire in maniera oculata è una scienza difficile, che richiede competenza, umiltà e sangue freddo. Per questo motivo, investire in maniera consona alle proprie aspettative è costoso. La fiducia è una cosa bella, ma quando si investe tutto il proprio patrimonio, soprattutto se non si naviga nell’oro, meglio ascoltare molti consigli prima di prendere una decisione.

 

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena