zucchero_filatoAlla fine, ha ragione chi sostiene che certi riti vanno compiuti fino in fondo. Senza deroghe. Per esempio, se si va a un concerto di Ligabue o di Vasco e poi si resta seduti e composti senza scalmanarsi almeno un po’, o si è appena usciti da un coma profondo o si ha davvero un brutto carattere. Cantare a squarciagola agitandosi come un indemoniato non solo è lecito, ma doveroso per poter dire che al suddetto concerto ti sei divertito. Altrimenti, tanto valeva ascoltare un cd. L’acquisto di magliette commemorative, bandane fosforescenti e braccialetto ricordo è un must anche solo per chiuderli nel cruscotto dell’auto appena saliti per tornare a casa. Quindi se si va un pomeriggio al Luna Park con la prole di età minima non si può non mangiare zucchero filato, croccante, liquirizia a rondelle e in stringhe lunghe mezzo metro e hot dog con mostarda che cola sul vestito. Tanto, anche se è domenica, per andare al Luna Park mica ci si mette quello buono. La vera sorpresa è quando scopri che anche il cibo del Luna Park risente del passare del tempo e, a differenza della tendenza dominante, non va affatto in direzione salutista o naturale o a chilometro zero.

Cominciamo dallo zucchero filato. Il più illusorio e fantasioso dei dolci, fatto di niente, profumato, bianchissimo. Un sogno. Trovarmelo in mano, bello bello sullo stecchino appena “filato” di un intenso colore verde-prato come se lo avessero appena sdoganato gli alieni mi ha fatto un pessimo effetto. E nemmeno profumava di zucchero filato. Non aveva nessun odore. Il primo impulso è stato restituirlo al venditore, ma mi sono trattenuta. Per fortuna, alla mia piccina non è piaciuto ed è stato con autentico piacere che l’ho volato nel primo cestino dei rifiuti disponibile.

Poi c’è stato il trenino bruco-mela che entra letteralmente dentro la mela. E’ stato saggio da parte mia aver rimandato l’hot dog alla fine del giro. Ma dove sono finiti i trenini senza scossoni per i bimbi piccoli piccoli?

Quando mi sono ripresa dalla corsa in treno, ho visto il croccante in tutte le taglie, colori e composizioni che mi guardava dal banco illuminato del furgone davanti al trenino bruco-mela e sembrava dire “mangiami, mangiami, mangiami”. L’ho ascoltato. Era morbido. Un croccante che non “croccava” per niente, tenero e stucchevole, con le noccioline che sembravano marzapane.

liquiriziaPensavo che la terza delusione del rituale mangereccio al Luna Park fosse in agguato, ma poi la mia piccolina ha visto una piramide di orsetti, farfalle e dinosauri colorati (c’era pure un T-Rex rosa fosforescente!) sopra una montagna di rondelle di liquirizia che ho pensato fosse stato il destino a scegliere per me: che liquirizia sia. E mentre lei si impiastricciava anche il timpano destro con lo zucchero dei dinosauri, mi sono mangiata beata e barbara dieci rondelle di liquirizia proprio come da copione: dure, appiccicose e squisitamente nere-che-si-attaccano-per-sempre-ai-denti.

I rituali vanno rispettati.

hotdogLA RICETTA. Al Luna Park si mangiano hot dog e patatine fritte. Gli hamburger sono una scelta out, si consumano al fast food. E negli hot dog, che devono essere caldissimi anche se è luglio inoltrato, si possono aggiungere senape e maionese, ma niente ketchup, che però va bene con le patatine fritte. Per un hot dog che si rispetti serve un panino da hot dog, meglio se pane vero e non quelli a lunga conservazione, würstel grandi di maiale (il pollo e il tacchino sono salutisti e non si possono mangiare al Luna Park) e una cottura che faccia sciogliere la parte grassa del würstel così ne cola anche un po’ nel panino. Fa impennare gli indici del colesterolo, ma fa così bene al tono dell’umore…

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