Una richiesta d’aiuto rimasta inascoltata. Caduta nel vuoto, sepolta sotto l’indifferenza di chi di fronte al bisogno degli altri si gira dall’altra parte. Una vergogna collettiva di una società sempre più sorda e cieca. La storia di Riccardo Magherini, ex giocatore delle giovanili della Fiorentina, morto nella notte tra il 2 e il 3 marzo a Borgo San Frediano a Firenze, è la storia della grande epidemia che ha colpito le società cosiddette moderne: l’Indifferenza. Magherini ha urlato disperatamente prima di morire. Le urla hanno svegliato l’intero quartiere. Qualcuno si è alzato, ha aperto la finestra ed ha ripreso tutto con il cellulare. L’audio pubblicato da Repubblica.it dura 1 minuto e 13 secondi. E’ agghiacciante. Non può lasciare indifferenti. Si sentono le urla strazianti, inequivocabili: “Aiuto mi sparano, mi sparano, sto morendo”. Sono le ultime parole di Magherini prima di morire. Sarà un’inchiesta aperta dalla magistratura a chiarire come è morto e se ci sono eventuali responsabilità ma quelle grida di aiuto fanno a cazzotti con le nostre coscienze. C’è qualcuno che in piena notte viene svegliato dalle urla strazianti di una persona. Si affaccia alla finestra di casa ma è buio pesto, non sa cosa sta accadendo. Ma dalle grida è evidente che qualcuno ha bisogno d’aiuto, sta subendo una violenza o chissà cos’altro. Sente urlare ma non chiama i soccorsi, non scende in strada, non grida a sua volta per chiedere cosa sta accadendo, non allerta i vicini ma prende il cellulare e fa un bel video. E così la morte viene ripresa in diretta. Quando tutto tace richiude la finestra e se ne torna a letto. Magherini è morto. E’ possibile che non ci scuote più nulla? Che tutto ci lascia così indifferenti? Che siamo così insensibili davanti al dolore degli altri? Poco o nulla ormai tocca i nostri cuori, la nostra sensibilità. Poco o nulla ci fa reagire se non tocca direttamente noi stessi. Così abituati a vedere e leggere di morte, dolore, ingiustizie e abusi che i nostri cuori si sono congelati. Tutto scorre velocemente senza lasciare traccia, solchi nella memoria. Dovremmo rispolverare il significato delle parole condivisione, aiuto, partecipazione. Essere sensibili verso gli altri, aiutare qualcuno in difficoltà, non abbassare la testa davanti alle ingiustizie, ai soprusi, alla maleducazione è un nostro dovere. Aiutare qualcuno non è una scocciatura, un fastidio, un guaio. E’ una nostra precisa responsabilità. Spero che quel video sparisca dalla rete. Un giorno la figlia di Magherini che oggi ha solo due anni digitando il nome del padre su internet potrebbe trovare quel video e sentire come grida un uomo prima di morire.

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