urne_3Tanto per farci un’idea: la legge che fissa il tetto massimo di spesa per ogni candidato alla Camera o al Senato della Repubblica (L. 515/93), modificata nel 2012, prevede che ognuno di essi possa spendere una somma pari a 52mila Euro per ogni collegio, più 0,01 euro per ogni cittadino residente in quel collegio. Considerando che l’Italicum avrà collegi di circa 600.000 residenti, il tetto di spesa individuale di ogni collegio sarà pari a circa 58mila Euro.

Ma si consideri che la legge è stata modificata con vigente la vecchia legge elettorale a liste bloccate, il cosiddetto Porcellum, dove i candidati non avevano alcun interesse individuale a spendere risorse, dipendendo la loro elezione solo dalla posizione in lista e non dalle preferenze. Considerando che già 58.000 Euro non sono alla portata di tutti, anzi, figuriamoci se quelle erano le esigenze finanziarie stimate in una competizione bloccata, quali possano essere quelle di una competizione condotta a colpi di preferenze.

I limiti attuali reggeranno alle immancabili tendenze allo sforamento? Il limite finanziario invalicabile dello sforamento è fissato, infatti, dalla legge, con pena la decadenza dalla carica, ad un importo pari al doppio del limite. Dunque fino a 173.999 Euro di spesa, nella nostra stima, il candidato riceverà solo una sanzione amministrativa di un importo non inferiore a quello eccedente il limite e non superiore al triplo di esso. Chi ha disponibilità di denaro può andare molto più tranquillo verso lo sforamento rispetto a chi non ne ha. Paradossalmente la stessa previsione di una sanzione amministrativa privilegia i più ricchi.
Tutto questo al netto dell’efficacia dei controlli, cosa non scontata, e dell’eventualità che la legge non venga eventualmente aggiornata essendo cambiata la disciplina elettorale.

Insomma, bisogna investire tanto denaro se si vuole ambire ad un posto in Parlamento con l’Italicum. Poi certo il “tanto” e il “poco” sono concetti relativi, e vanno ricondotti alla classe sociale alla quale appartiene chi spende quei soldi. Per quelle meno abbienti sono tantissimi, ma tanto con tutti i problemi che hanno mica le vorremo disturbare con l’impegno parlamentare no?

Serviranno somme di denaro perlomeno, dico perlomeno, da ceto medio, e da quello non ancora impoverito.
Tra l’altro investimenti finanziari rischiosissimi, derivati scritti in cirillico, visto che il gioco delle candidature multiple, della ripartizione nazionale dei resti e del premio di maggioranza rende l’elezione dipendente anche da scelte discrezionali di altri candidati e dal risultato nazionale del tuo partito, e non solo dal successo nella ricerca delle preferenze.

Ma si possono fare raccolte fondi, no? Già, ma tralasciando qui tutte le implicazioni politiche e sociali del meccanismo, e rimanendo solo sugli aspetti pecuniari, le raccolte sono prevalentemente ex post, per ripianare le esposizioni su spese già sostenute, e anche qui è facile comprendere come chi più ha più può esporsi.
Eppure un sistema che costava poco c’era: primarie interne, normate per legge e obbligatorie, e poi collegio uninominale (ad uno o due turni poco cambiava).

Le primarie interne riservate agli iscritti non costano praticamente nulla ai candidati, se non un po’ di benzina e la fatica di girare per i circoli. Agli iscritti, infatti, se non glielo dai il santino, e se non ti fai vedere col camper, forse è anche meglio, che altrimenti, come si suol dire, rimedi anche del… poco sveglio.

Una volta vinte le primarie, nel collegio uninominale la tua campagna coincide con quella del partito, un’unica spesa per sostenere la tua candidatura ed il successo del partito stesso. Somme nemmeno paragonabili a quelle del gioco al massacro interno delle preferenze.

Mica roba che non abbiamo mai visto eh. Anzi, le primarie erano buone fino a ieri, e una legge maggioritaria uninominale (anche se con il 25% di proporzionale) il Mattarellum, è stata in vigore fino alla “porcata” di Calderoli, che ha smentito un referendum popolare svoltosi dodici anni prima, attraverso una legge poi dichiarata incostituzionale.

Le primarie nel Pd poi erano legge divina della rottamazione fino a che, preso in mano il partito da parte dei rottamatori, l’aria è cambiata: perché se di rottamazione ferisci poi di rottamazione non vuoi mica perire un giorno.

Per quanto riguarda il maggioritario basta inventarsi, come è stato fatto senza pudore intellettuale alcuno, che l’Italicum sia una legga maggioritaria quando in realtà è un proporzionale con premio di maggioranza; che il capolista bloccato sia praticamente la stessa cosa del principio “passa chi vince” (first past the post) mentre è esattamente il contrario; aggiungerci poi che 100 collegi nazionali siano piccoli collegi quando il Mattarellum ne aveva 475, e nella solita fantasiosa narrazione della politica odierna il gioco, di prestigio, è fatto.

L’elettorato passivo dell’Italicum sarà, insomma, fatto da ricchi o quasi ricchi, a meno che la mano benevola del Segretario nazionale non cali su di te a farti capolista, in cambio di giuramento di eterna fedeltà!

Le spese elettorali complessive saranno alte, cioè saranno alti, e in crescita, i costi della politica. Sì, proprio quella roba lì che poi con l’altra mano si pensa di ridurre cancellando un consigliere comunale a 14 Euro di gettone a Consiglio. Ma perché preoccuparsi di una questione così? Siamo un Paese che non ha mai avuto nella storia particolari problemi con il finanziamento della politica e delle campagne elettorali, no?

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