In un articolo precedente (leggi), abbiamo discusso la notizia della richiesta di sequestro preventivo di 1,8 mld depositati da MPS presso Banca Nomura. Una cifra gigantesca, che se dovesse rientrare, in tutto o in parte, nelle disponibilità del Monte, cambierebbe radicalmente la sua situazione patrimoniale, ovviamente in positivo. Il titolo MPS, accompagnato anche dalla discesa dello spread di questi giorni, è per questo motivo passato dai 17 centesimi circa dell'8 aprile ai 20 centesimi di oggi (+20% circa in un meno di un mese).
 
Esistono però due aspetti importanti da tenere in conto: il primo è che, di questa somma, viene chiesto il sequestro in garanzia. Occorrerà poi che il giudice dia ragione, in qualche forma, al management MPS, e bisognerà vedere in quale misura. Se desse loro ragione, verrà fissato il danno monetario. I reati ipotizzati sono due: usura e truffa aggravata. Da addetto ai lavori, il reato di usura mi sembra impossibile da provare, anzitutto perché il modo di definire il rendimento di un titolo derivato (ammesso che un tal concetto esista in qualche forma sensata) è tutt'altro che univoco,  e in secondo luogo perché Nomura avrà applicato senz'altro tecniche di mercato standard che la metterebbero al riparo. Sul reato di truffa aggravata, bisognerà provare che Nomura potrebbe aver approfittato dell'incompetenza dell'area Finanza di MPS al momento della transazione per piazzare un prodotto con un prezzo o un rischio eccessivo. Servirà un lavoro meticolosissimo da parte dei periti di parte e del tribunale giudicante.
 
Il secondo aspetto è che, come illustrato in questi giorni da molti articoli sugli organi di stampa, non è del tutto facile sequestrare una cifra come 1.8 mld. Come si può immaginare, questi soldi non sono in un conto corrente in Italia; occorrerà quindi un paziente lavoro (probabilmente anche composto da delicate rogatorie internazionali) per “bloccare” questi soldi nei conti depositati presso la BCE, o in qualche conto che faccia parte del sistema dei pagamenti nell'Eurozona (denominato TARGET2), per operare nel quale occorrono depositi proprio presso la BCE. Tuttavia, le competenze giursdizionali degli inquirenti italiani su questa struttura (che viene resa operativa principalmente dalle banche centrali italiana, francese e tedesca) è dubbia. A complicare le cose, c'è il fatto che la principale sede operativa di Nomura è a Londra, quindi fuori dall'Eurozona e dal sistema TARGET2.
 

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena