Abbiamo letto i titoli dei giornali: spread che va su, titoli bancari che vanno giù, borsa che affonda. I giornali obbediscono, soprattutto nei titoli, ad esigenze di sintesi parossistiche, e la sintesi non è il pregio migliore per questo tipo di analisi. Ad esempio, il fatto che spread e titoli bancari siano inversamente correlati (quando va su lo spread vanno giù i bancari, e viceversa) è un puro fatto meccanico, dovuto al fatto che le banche italiane hanno nel loro portafoglio i titoli di stato. Non stupisce, quindi, che MPS abbia subito le perdite maggiori, perché è il titolo con la maggior percentuale di titoli di stato rispetto al valore complessivo (tra l'altro, nel piano di ristrutturazione è prevista anche una diminuzione di questa quota di titoli di stato italiani). Il conto è presto fatto: 25 punti di spread in più, ipotizzando una duration (dato non in mio possesso) di 2 anni, vuol dire -0.5% sul valore delle obbligazioni. MPS ha circa 30 mld di titoli di stato, e quindi perderebbe 150 milioni di valore, che a fronte di un valore complessivo delle azioni di 2,5 miliardi, vuol dire esattamente -6%.  Pura algebra, quindi, nient'altro. Il problema, come sempre, è lo spread. Diverso è il discorso per Mediaset, sospesa per eccesso di ribasso: qui lo spread non c'entra niente, quindi si può affermare con una certa sicurezza che gli investitori vedano molto nero il futuro della principale impresa di Berlusconi. E cosa succederà al nuovo piano industriale di Mps alla luce di una crisi di Governo? Assolutamente nulla in quanto il Governo resta in carica anche se non ottiene la fiducia (per l'ordinaria amministrazione, quindi anche per la trattativa su MPS) finché non si insedierà un nuovo governo, anche fino a dopo le elezioni.
 
C'è di che essere preoccupati? Sì. Se non si trova una soluzione per tenere i tassi di interesse sul debito contenuti, il primo a saltare sarà il sistema bancario, con conseguenze inimmaginabili sull'economia nazionale. Non mi va di unirmi al coro dei catastrofisti, categoria alla quale non sono mai appartenuto: inimmaginabili vuol dire che semplicemente non riesco a immaginare cosa succederà, e sono certo che in qualche maniera se ne uscirebbe comunque, non sarebbe la prima volta che un sistema bancario e finanziario collassa. Siamo in Europa, in fondo, e molte forze si muoverebbero per addolcire la transizione. Ma non sarebbe un passaggio indolore, o per lo meno sarebbe un passaggio che cambierebbe le nostre vite in maniera definitiva. Forse sarebbe meglio evitarlo.

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena