Il CdA del 14 gennaio ha confermato quanto siano gelidi, in questo momento i rapporti fra banca Mps e Fondazione (leggi). Anche se l’ultima assemblea dei soci ha avallato il piano industriale del management della banca, l’unica modifica richiesta è stata decisiva, e cioè il rinvio dell’aumento di capitale a giugno. Va detto che lo sconcerto dei vertici della banca è ragionevole, visto che il rinvio costa i pesanti interessi sui Monti-bond dei quali si è rimandato il rimborso di sei mesi.

Anche se Viola e Profumo hanno deciso di rimanere al loro posto, è sempre più apparente uno scontro che probabilmente riflette una diversa visione del come avverrà l’aumento di capitale. Trovo un po’ preoccupante, soprattutto per i dipendenti e per i contribuenti, che sembra che ci si preoccupi meno del se avverrà l’aumento di capitale, anche se le condizioni di mercato appaiono comunque favorevoli.

Il comunicato ufficiale della banca, infatti, chiama in causa direttamente la Fondazione, auspicando che dismetta in maniera significativa parte della sua partecipazione azionaria, in quanto tale dismissione potrebbe accelerare i tempi dell’aumento di capitale. Inoltre, il CdA si riserva di avviare approfondimenti tecnici per valutare se l’operato della Fondazione nell’ultima assemblea di soci abbia apportato danni significativi agli azionisti della banca: e rivela che la Consob stessa ha richiesto tali approfondimenti, a tutela degli azionisti di minoranza. Si tratta di un modo per dire che la possibilità di un’azione legale rimane sempre aperta: uno spadino di Damocle.

Il mercato non ha reagito con entusiasmo: anche se il titolo è un po’ risalito (visto che lo scontro non si è materializzato), ciò non è avvenuto in maniera abbastanza forte da poter affermare che la vicenda si sia avviata verso una soluzione condivisa. Quello che leggo io, quindi, è che le truppe sono ancora schierate, e si stanno riposizionando. Il mio auspicio è che non si arrivi allo scontro, che sarebbe deleterio per tutti, ma ad una soluzione che vada bene sia per la Fondazione che per la banca, e soprattutto che faciliti la riuscita dell’aumento di capitale.

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena