Elettori al voto per il referendum costituzionale a Bologna, 4 dicembre 2016. ANSA/GIORGIO BENVENUTI
Elettori al voto per il referendum costituzionale a Bologna, 4 dicembre 2016. ANSA/GIORGIO BENVENUTI
Foto Ansa

Per tutti noi che lavoriamo nel turismo il “combinato disposto” fra la nettissima vittoria del No al referendum costituzionale e le immediate, inevitabili dimissioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha un doppio effetto, quasi paradossale: non cambia nulla, ma in compenso si blocca tutto il lavoro iniziato dal Ministero e da Enit.

Non cambia nulla, perché l’articolo 117 della Costituzione non viene modificato e dunque le competenze in materia di turismo restano di competenza esclusiva delle regioni, mentre la riforma prevedeva dopo vent’anni il ritorno di alcune competenze statali in termini di legge quadro nazionale e di politica di promozione. E sono convinto che sarebbe una riforma utile e necessaria.

Ferma tutto, perché con l’arrivo di un nuovo governo, è facile prevedere che il Ministro competente guarderà con occhio pregiudizialmente negativo al lavoro fatto da Dario Franceschini e – sempre che sia interessato al turismo (cosa niente affatto scontata) – vorrà dare la sua impronta al Piano strategico nazionale, che già ha le sue difficoltà ad essere approvato. Appena pochi giorni a Firenze c’è stato un grande convegno sugli “ecosistemi digitali”, dal quale è uscito un decalogo di azioni da fare, che al momento resta senza un interlocutore a cui presentarlo.

Così come temo di essere facile profeta nel pensare che il nuovo Ministro vorrà creare mille difficoltà all’Enit, non perché abbia voglia di analizzare il lavoro della presidente Christillin e dei suoi collaboratori, ma perché non sono donne ed uomini “suoi”, ma anzi “pericolosi” renziani da costringere alle dimissioni nei tempi più brevi a favore di persone di sua fiducia o ai quali deve dei favori elettorali.

Per quanto io guardi sempre con occhi positivi al futuro, non credo che lo scenario potrà essere diverso. Se anche Franceschini dovesse rimanere ministro per alcuni mesi in un nuovo governo “traghetto” verso le prossime elezioni, è chiaro che la sua forza politica sarà prossima allo zero. E se anche quando si andrà a votare, Renzi dovesse vincere le elezioni, tornare Presidente del Consiglio e riassegnare la delega del turismo a Franceschini, ci sarà stato un bel periodo di vuoto, che non farà certo bene al settore, per fortuna ancora in una fase positiva a livello internazionale.

Un turismo che cresce nonostante la politica, come dico sempre, e che riuscirà sicuramente a superare anche questa ennesima crisi di governo italiana.

Però, uffa, che fatica…

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