Sì, sbagliava Stalin quando sosteneva, in fondo,  che “il Papa non ha divisioni”.
Come sbagliavano quei cronisti progressisti che sottolineavano quel “Vescovo di Roma”, come nuova dimensione del Pontificato di Francesco. Sabato Bergoglio, sulla scia dei predecessori, ha fatto il suo appello. Non uno “qualunque”: ma l’appello del Papa. Con il quale comunque il mondo dovrà  fare i conti. Capiamo sempre più perché le grandi lobby  si sono sempre accanite contro la Chiesa Cattolica: avere un’autorità morale sopra di loro può essere controproducente.
Però Francesco sabato, è stato il “babbo” del mondo: con parole semplici, non ha indicato una parte quale “colpevole” o semplicemente “più colpevole”, ma si è rivolto al cuore del problema.
Il riferimento a Caino è universale: fino a quando il mondo andrà avanti, la storia registrerà contrasti, lo sappiamo. Però può cambiare il metodo di approccio. Possibile non capire che le armi non sono un modo per risolvere il problema? Possibilissimo: nella nostra visione eurocentrica non abbiamo capito però che per altre nazioni e per altri popoli, ciò che noi abbiamo (forse) capito negli ultimi decenni non è scontato ovunque. E pure la nostra cara vecchia Europa, dimostra tutta la sua impotenza, fasciata com’è dalla sua euroburocrazia,dalle sue incrostazioni ideologiche che si traducono in un fardello pesante che impedisce i movimenti.
È stato certamente un dono vedere apprezzare il Papa per gesti semplici e tradizionali, che hanno assunto un valore rinnovato: la preghiera del popolo, per ottenere da Dio il miracolo della pace, è un segno fortissimo: sta a significare che contando sulla sola forza umana, l’uomo non trova pace.
E non la troverà, non da solo: né chi vuole,anche giustamente, difendersi dai pericoli, che esistono, e sono devastanti, né chi vuole semplicemente chiudere gli occhi sperando che tutto passi da solo.  Poi c’è il digiuno. Non un retaggio di passato, ma una verità profonda: l’astensione da un pasto, che è la preghiera del corpo, significa che è con la rinuncia che si ottengono i risultati, e che privandosi del superfluo che si può nutrire la società.
A Giovanni Paolo II riuscì un’impresa mastodontica: far cessare la guerra fredda e la
divisione dell’Europa. A Papa Francesco spetterà un compito non da meno: riconciliare l’Occidente con i paesi in via di sviluppo. E con una parte dell’Islam moderato.  Perchè ovunque ci sono tanti “Abele” di preservare. E perché, in fondo, è questa la missione del Romano Pontefice: essere un Segno di Unità.

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