Nel segmento delle sofferenze “terminali” di Mps, il 70% sono da ricondurre a 9300 grandi clienti, non a famiglie e piccole imprese. Ne scrivo sul Corriere Fiorentino di oggi (sotto), sottolineando che gli anni del “buco” sul fronte dei crediti, sono quelli immediatamente successivi all’acquisto di Antonveneta. Non a caso.

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I dati furono comunicati dall’Ad Viola all’assemblea di aprile in risposta all’Associazione piccoli azionisti. Che commentarono così: «Sotto la gestione Mussari-Vigni si è dato avvio ad una sconsiderata elargizione di crediti a soggetti che non avevano la possibilità di restituirli: su quelle pratiche anomale la Magistratura dovrebbe indagare».

Si, sarebbero indagini dovute. Perché i numeri parlano chiaro: tra il 2008 e il 2014 i prestiti incagliati tra i 100mila e i 500mila euro, riconducibili per caratteristiche a artigiani, piccole imprese e famiglie, sono appena il 30%. Sfiorano il 70% invece quelli concessi a grandi clienti. Sulla base di quali garanzie? Sono stati cercati i documenti relativi?

monte_11.jpgQuesta parte del disastro Mps, cartina di tornasole delle relazioni tra banca e politicizza, non è al centro dell’operato della Magistratura e invece potrebbe contribuire a ricostruire il mosaico delle responsabilità. Ma nessuno, salvo l’Associazione Buongoverno dei Piccoli Azionisti e l’avvocato Paolo Emilio Falaschi, che ha presentato esposti in merito, in città chiede con sufficiente vigore questa inchiesta che chiarirebbe molto della “strategia del ragno” tutta politica, in capo al Pd più Verdini, che ha sfasciato la banca più antica d’Europa.

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