Giornalista precario, blogger per vocazione, primo post per orgoglioso e commosso senso di festività. Forse non è un caso che inauguri il mio blog il 25 aprile, Festa nazionale della Liberazione dal nazifascismo. Ieri notte, prima di dormire, ho pensato molto a questa ricorrenza e al suo valore, troppo spesso confuso o dimenticato. O peggio ancora strumentalizzato in chiave politica, come del resto in Italia facciamo un po’ con tutto: «Bevi una spremuta d’arancia: sei un comunista. Prendi un succo all’ace: sei di destra». Il 25 aprile non è semplicemente la festa dei partigiani, della liberazione dall’oppressione, dalla violenza e dalla tirannia. È la celebrazione di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per inseguire il sogno di vivere in un mondo migliore. Il mio primo post su un blog oggi, mentre 67 (e di più) anni fa un mio coetaneo imbracciava un fucile, partiva per ‘la montagna’, si nascondeva in un bosco o in casolari abbandonati, lontano dalla famiglia e dagli affetti per cercare di costruirsi, lottando, il suo futuro. E di conseguenza il mio. È nella notte più cupa che si fanno i sogni migliori. Ed anche oggi che non viviamo in un’epoca rosea per tanti altri motivi, dove la paura dei ‘tedeschi’ è diventata il timore per lo ‘spread’, dove i perseguitati sono diventati i lavoratori, i precari, gli ‘esodati’, provare a rivivere e riprendere lo spirito della Resistenza è un’operazione che ci può rendere orgogliosi e farci sentire, come i nostri predecessori di circa 70 anni fa, comuni scrittori di quel grande libro che si chiama ‘Storia’. Un filo lunghissimo che lega i sogni di un giovane partigiano ‘morto per la libertà’, con i miei e con quelli di tutta la mia generazione, la prima che, dopo decenni, non riesce a vivere su uno standard migliore rispetto a quello dei propri padri. E in una giornata come oggi vale la pena ascoltare un ‘Bella ciao’ o un ‘Viva l’Italia’ di De Gregori. Sfogliare le pagine de ‘Il partigiano Johnny’ o ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ di Calvino. Non libri di storia. Né saggi. Romanzi. Chi scrive la storia rimane immortalato nei testi scolastici. Chi versa il suo sangue per fare la storia vive in eterno nei cuori di coloro cui ha donato il suo futuro con la speranza che potesse essere migliore del suo presente. 

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