Un ampio e documentato articolo apparso su La Stampa di oggi 4 gennaio (leggi) ci informa che con l’inizio del nuovo anno molti comuni italiani introdurranno o aumenteranno l’imposta di soggiorno per i turisti, con un gettito per le casse municipali stimato in circa 650 milioni di euro, che alla fine non sono neanche così tanti, tanto più che almeno il 15% sarà incassato dal solo Comune di Roma: un po’ perché tanta gente dorme nella capitale, per turismo o per lavoro, un po’ perché l’importo dell’imposta di soggiorno è altissimo, anzi esagerato, con 1 euro a persona per ogni stella. Per capirsi, due persone in un hotel 4 stelle spendono 8 euro a notte di imposta di soggiorno. Inaccettabile.

Del resto l’anno 2017 ha chiuso con un Capodanno da tutto esaurito, è questa non è stata nemmeno una notizia. Tutti gli anni turisti italiani e stranieri si muovono per festeggiare il nuovo anno e quasi ovunque si registrano picchi di presenze. Soltanto la pigrizia di telegiornali, giornali e siti internet li induce a fare l’articolo o il servizio celebrativo, ogni anno noiosamente simile a se stesso.

La notizia vera è che presenze, arrivi e incassi sono cresciuti nel 2017 oltre il 4% previsto, forse addirittura del 7%, con un ritmo travolgente ed una tendenza di medio periodo che sembra progressiva, sempre che l’Italia non venga colpita da una serie di eventi terroristici che potrebbero interrompere o rallentare questo flusso. E dunque i comuni vedono una opportunità straordinaria per incassare soldi belli freschi, anche se non sempre tutte le strutture ricettive sono puntuali nel fare i versamenti e il gettito finale finisce sempre per essere inferiore a quello stimato, e che sarebbe invece giusto avere in cassa.

In più, fa piacere vedere che l’Enit (Ente nazionale per il Turismo), finalmente in mano ad una dirigenza competente, sta cercando di cavalcare questa onda positiva, con campagne pubblicitarie di affissioni e online nei principali paesi europei, a cominciare dall’essere stato partner ufficiale del World Travel Market di Londra. Non è infatti il momento di stare con le mani in mano, ma semmai di dare spinta e consolidare questa crescita, in modo che possa essere ancora più solida.

Se dunque i numeri saranno in crescita anche nel 2018 e negli anni a venire, diventa importante cominciare a pensare ai soldi: non tanto alla cifra generale che sarà spesa, ma al modo in cui sarà spesa ed alla capacità di generare buona economia e soprattutto posti di lavoro meno effimeri e precari. E qui si entra nel campo di costruire un sistema di accoglienza che sia capace non di “spremere” i turisti – che tanto chissà se mai torneranno e soprattutto di sicuro non votano alle elezioni –  ma di indurli a spendere per cogliere opportunità nuove, interessanti e appunto remunerative per tutti.

In questo senso, il ruolo dei Comuni diventa centrale e quindi va bene mettere l’imposta di soggiorno, senza esagerare sugli importi, ma si deve subito andare a guardare come vengono spesi questi soldi. Quanti vengono spesi davvero per i turisti? E quanti servono invece ad alimentare le solite clientele elettorali, con mance ad associazioni amiche che fanno cose anche interessanti ma che non c’entrano nulla con il turismo?

Lo dico da anni e lo ripeto volentieri anche qui: un’amministrazione comunale dovrebbe spendere almeno il 30% dell’imposta di soggiorno “veramente” in servizi di accoglienza per i turisti.

Il vostro comune è così virtuoso?

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