mpsIeri è stato presentato il bilancio di Mps relativo al primo trimestre del 2014, ed è ancora una volta in rosso (leggi) per l’ottavo trimestre consecutivo. La cosa non è stupefacente, né particolarmente preoccupante, come testimoniato dall’andamento del titolo in borsa questa mattina, praticamente fermo ai livelli della chiusura di ieri. Su queste pagine, abbiamo più volte argomentato come Mps navighi oggi in una situazione di relativa tranquillità rispetto agli ultimi burrascosi mesi, in quanto si prepara ad affrontare l’aumento di capitale nelle condizioni di mercato ideali, per l’elevatissima liquidità circolante, e nelle condizioni societarie ideali, visto che la Fondazione ha definitivamente risolto i suoi problemi di eccessiva concentrazione delle azioni Mps portando il suo bilancio, al netto delle posizioni debitorie, in positivo. Fu proprio la Fondazione, infatti, a volere il ritardo dell’aumento di capitale, plausibilmente per poter vendere la propria partecipazione azionaria a prezzi più alti, come poi effettivamente è avvenuto. Non c’è quindi più nessun ostacolo all’aumento di capitale.

Dobbiamo però ricordare che la dilazione dell’aumento di capitale è molto costosa. Mps ha ancora 4,1 mld di Monti bond da rimborsare; al 9.5% di interesse annuo, vuol dire che solo nel primo trimestre i Monti bond sono costati 100 milioni circa in interesse, cifra vicina al rosso di bilancio annunciato nel primo trimestre stesso (174 milioni) e dovuto, secondo il comunicato stampa, a «significative componenti non ricorrenti» appunto perché si prevede il rimborso totale dei Monti bond dopo l’aumento di capitale. Notiamo come il costo per Mps si traduca in un cospicuo guadagno per i contribuenti (tramite il Tesoro), che vengono così indennizzati per il prestito fatto a Mps: cento milioni a trimestre non sono una cifra trascurabile nell’esangue bilancio pubblico.

Dobbiamo anche tenere presente che l’eventuale risoluzione della posizione debitoria di Mps nei confronti del Tesoro, per cui è necessario l’ingente aumento di capitale, pur essendo non ulteriormente differibile per rimettere in sesto la situazione finanziaria dell’ente, non risolverebbe comunque il problema strutturale che Mps sta affrontando, che è un problema strutturale dell’intero sistema bancario: la recessione e la stagnazione nell’Eurozona, soprattutto nei paesi cosiddetti “periferici” come l’Italia. Finché non ci sarà una crescita economica sostenuta e duratura, Mps (così come gli altri istituti bancari) continuerà a essere in crisi in quanto le “sofferenze” altro non sono che debitori della banca che non possono più pagare i loro debiti perché le loro imprese non riescono più a realizzare utili significativi. Il management di Mps non deve fare altro quindi che prepararsi al meglio in vista di una possibile ripresa, per la quale si cominciano a intravedere deboli segnali che inducono ad un tenue ottimismo, anche se purtroppo ancora tali segnali appaiono ancora piuttosto fragili

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena