E’ inevitabile. Ogni 5 anni vado a leggermi la voce “turismo” nei programmi elettorali delle principali forze politiche per vedere se, e come, intendono affrontare questo argomento che – non dimentichiamolo mai – incide per ben il 10% sul prodotto interno lordo e sul numero dei posti di lavoro nel nostro Paese.

In vista delle elezioni politiche del 4 marzo, non si può che partire dalla coalizione di centrodestra (Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia) che all’argomento ha dedicato 1-riga-1 del proprio programma, e vi assicuro che non sto scherzando, anzi ho tutto lo spazio per citarlo per intero: «Sviluppo e promozione di cultura e turismo». Tutto qui, e oltre a ridere mi parte spontaneo l’applauso a scena aperta per il cinismo dimostrato nel non perdere tempo a scrivere cose che tanto vanno a leggere solo gli analisti, come me, e i giornalisti, mentre i loro elettori non hanno certo tempo da perdere, ma vanno al sodo.

Più articolata la posizione del Partito Democratico, che dedica invece 260 parole all’argomento, ma evidenzia in neretto una sola, unica frase, quella finale: «obiettivo della prossima legislatura sarà quello di incentivare la riqualificazione e ristrutturazione degli immobili alberghieri, attraverso agevolazioni come l’iperammortamento del Piano Impresa 4.0». Che può sembrare poco – a mio parere: pochissimo – rispetto ad un tema così complesso ed articolato, ma almeno ha il merito di essere misurabile durante i 5 anni, e ognuno potrà verificare se almeno questa singola cosa sarà fatta oppure no.

Invece il Movimento 5 Stelle elenca 3 punti, in cui si dice che: il turismo è promozione unitaria ma attenta alle specificità; il turismo sostenibile valorizza e tutela l’ambiente e le popolazioni; il turismo digitale: software e hardware che mettono insieme tutti i turisti. E li correda con un documento di ben 11 pagine, votato sulla piattaforma Rousseau «da18.103 iscritti certificati che hanno espresso 53.795 preferenze». C’è quindi spazio e modo per definire meglio i vari punti programmatici, riprendendo valide analisi – ormai ampiamente condivise – ma purtroppo anche luoghi comuni come quello che «il turismo potrebbe essere l’industria per far ripartire il Paese», che non hanno nessun senso, poiché non potrà ai raggiungere dimensioni così grandi.

Ma siamo onesti: riempire 11 pagine soltanto con cose intelligenti è un’arte molto raffinata.

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