Toscana e toscani tra nomine e incarichi. Ormai il futuro del Paese, affidato alla guida dell’homo novus Matteo Renzi, parla sempre più la lingua di Dante, Petrarca e Boccaccio. Ma i metodi continuano a ricordare l’antica prassi democristiana dell’occupazione sistematica di tutte le poltrone.
 
L’ormai ex sindaco di Firenze, infatti, ha scelto nel suo governo due ministre toscane, l’aretina Maria Elena Boschi, alle riforme e rapporti con il Parlamento, e la lucchese Stefania Giannini. E da ieri si è chiusa anche la pratica delle poltrone di Governo con otto viceministri e sottosegretari toscani: Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Lapo Pistelli (esteri) e Riccardo Nencini (Infrastrutture). Sottosegretari anche Domenico Manzione (Interni), Cosimo Maria Ferri (Giustizia), Silvia Velo (Ambiente), Antonello Giacomelli (Sviluppo economico), Gabriele Toccafondi (Istruzione). Tra i nominati spicca l’assenza del fiorentino Eugenio Giani che, per compiacere Renzi aveva annunciato la rinuncia alla corsa a sindaco di Firenze per seguirlo a Roma. Ma nessuno protesta per il mancato incarico all’uomo dalle mille poltrone (attualmente è presidente del Consiglio comunale di Firenze e consigliere regionale).
 
La notizia va a completare il quadro delle recenti nomine di tre nuovi assessori in Regione Toscana, dopo la defenestrazione (senza tante scuse né motivazioni ufficiali) da parte di Enrico Rossi della sua vicepresidente Stella Targetti (“pago la mia autonomia dalla politica” ha scritto), di Cristina Scaletti (Centro Democratico) e di Salvatore Allocca (Prc). Al loro posto sono entrati l’attuale vicesindaco di Firenze Stefania Saccardi (già assessore alla Provincia di Firenze con Renzi e prima ancora vice sindaco a Campi Bisenzio) che diventa la nuova vicepresidente della Regione, con delega al sociale e al volontariato, Sara Nocentini (collaboratrice della consigliera regionale Monica Sgherri, che pare non abbia gradito) che prende le deleghe alla cultura, turismo e commercio, ed Emanuele Bobbio che dovrà occuparsi di ricerca e istruzione.
 
Aggiungiamo che da qualche giorno, in seguito al passaggio da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi di Matteo Renzi, è rientrato a Firenze l’ex vicesindaco e ormai ex parlamentare (era stato nominato, pardon eletto, nel 2013) Dario Nardella, che ha ufficialmente ricevuto dallo stesso Renzi l’investitura di correre (da solo?) per la poltrona di primo cittadino. A Siena, invece, da giorni, continua la polemica sulla nomina a vicepresidente della società controlla Siena Parcheggi di Alessandro Francesconi, esponente politico di Sel con evidenti poche esperienze in campo di amministratore di società. Una nomina fortemente contestata dall'opposizione che la ritiene poco meritocratica e rispondente solo a logiche politiche.

In questa girandola di nomi, nomine e incarichi che può rischiare di far girare la testa si rischia di perdere il senso stesso delle responsabilità pubbliche e soprattutto del principio, da tutti sempre osannato, del merito quale criterio nella scelta della classe dirigente. Tutte queste figure, infatti, senz’altro rispettabili e preparate, senz’altro politicamente omogenee al quadro politico generale, sono state scelte in ragione dei loro meriti e curriculum? Già, e quali? Siamo proprio sicuri? Francamente viene di che dubitare, qualche volta. E l’impressione che se ne ha è più quella di una piena occupazione del potere come accadeva un tempo. Di novità, francamente, se ne vede poca in giro.
 
Ah, s’io fosse fuoco

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