Trenta documenti custoditi dall’archivio di Michelangelo (1475-1564) raccontano il rapporto con i committenti più famosi della sua epoca ma svelano anche i suoi diari di cantieri e i contratti per l’acquisto del marmo. Si intitola “Michelangelo e i Medici attraverso le carte dell’Archivio Buonarroti” la mostra che si tiene alla Casa Buonarroti di Firenze da oggi, mercoledì 20 novembre, al 9 marzo 2020, a cura di Alessandro Cecchi con la collaborazione di Elena Lombardi e Marcella Marongiu, per celebrare i 500 anni dalla nascita del duca Cosimo I de’ Medici, (Firenze 1519 – 1574) e di Caterina de’ Medici, regina di Francia (Firenze 1519 – Blois, 1589).

L’esposizione Le carte, pressoché sconosciute al pubblico e, nella maggior parte, esposte per la prima volta, consentono di seguire ogni momento della lunga e operosa vita del sommo artista, morto a Roma nel 1564 all’età eccezionale di 89 anni. Il rapporto con i Medici iniziò con la protezione accordata da Lorenzo il Magnifico al giovane Michelangelo che realizzò per lui i due rilievi della Madonna della Scala e della Battaglia dei Centauri, rimasti alla famiglia, in Casa Buonarroti, dopo la morte del committente nel 1492. Continuò poi nel secolo seguente, con incarichi prestigiosi come la commissione della facciata della chiesa di San Lorenzo (1516-1520) da parte del figlio di Lorenzo, il cardinal Giovanni, divenuto Papa Leone X nel 1513. Alcune lettere mostrano il rapporto epistolare tra l’artista e il Papa. Il pontefice delegò ben presto al cugino Giulio de’ Medici, cardinale di Santa Romana Chiesa e suo vice cancelliere, i rapporti con Michelangelo per i lavori nel complesso monumentale di San Lorenzo, che gli premevano particolarmente, ma di cui non vide la fine per il sopraggiungere della morte, nel 1521. Divenuto Papa due anni dopo, col nome di Clemente VII, Giulio ne raccolse l’eredità, riprendendo ad occuparsene personalmente, senza miglior fortuna, considerata l’entità e la contemporaneità delle imprese, rimaste incompiute alla sua morte, nel settembre del 1534, quando l’artista lasciò per sempre Firenze per stabilirsi a Roma. Diversi documenti in mostra, attestano rapporti diretti del Medici col Buonarroti, come la lettera indirizzatagli il 23 dicembre del 1525, con una postilla di mano del Papa: «Tu sai che li pontefici non vivon molto; et noi non potremo, più che facciamo, desiderare vedere, o almeno intendere, essere finite la cappella con le sepulture delli nostri et anche la libreria».

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