La fusione tra Rapolano Terme e Asciano, in provincia di Siena, sarebbe «un’imposizione che non accettiamo». Lo ha detto il sindaco di Rapolano Terme Emiliano Spanu manifestando stamani davanti al Consiglio regionale, insieme al Comitato per il no al referendum (sull’ipotesi di fusione tra i due comuni, la cui legge non è stata ancora approvata dall’Assemblea toscana), prima di incontrare il presidente della commissione affari istituzionali, Giacomo Bugliani, a cui sono state consegnate oltre 1500 firme di cittadini contrari al progetto.

Una manovra di pochi «Io e tutto il Consiglio comunale – ha proseguito il sindaco – non abbiamo mai condiviso i motivi che hanno portato a questo progetto. Queste proposte vanno discusse con la cittadinanza e studiate a fondo per capire pro e contro», invece l’iniziativa della fusione è, prosegue Spanu, «una manovra di soli tre consiglieri comunali, due di Asciano e uno di Rapolano. Abbiamo votato e trasmesso alla Regione varie mozioni e ho chiesto di essere ascoltato in commissione affari istituzionali perché a nostra avviso questa legge manca dei requisiti fondamentali».

Il nome della discordia Tra i problemi della fusione, anche il nome che sarà assunto dal nuovo ente dopo la fusione “Comune delle Crete senesi”. «Eliminiamo due nomi storici come Rapolano e Asciano – hanno spiegato Doriano Mazzini e Roberto Rosadini, del Comitato per il no – ma le Crete sono un comprensorio molto più ampio e anche altri Comuni hanno presentato protesta formale» contro l’adozione di questo nome.

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