Basta con il “revenge porn”. E non è una netta presa di posizione a tutela delle donne, ma della lingua italiana. Sì perché l’Accademia della Crusca chiede di usare il termine “pornovendetta” al posto del suo equivalente inglese.

Commentatori ‘bacchettati’ A prednere posizione a favore dell’italiano il gruppo Incipit, costituito presso l’ Accademia della Crusca, per occuparsi in particolare di neologismi e forestierismi ‘incipienti’ al fine di proporre eventuali sostituenti italiani. Gli esperti in questo caso non ‘bacchettano’ il legislatore col quale anzi si complimentano perchè, «nella stesura della norma, ha utilizzato parole italiane, organizzate in un testo chiaro e trasparente. Non possiamo allo stesso modo complimentarci con una parte dei commentatori – spiegano -, i quali perseverano, presentando i contenuti della nuova legge, nell’usare forestierismi opachi, senz’altro meno chiari della normativa ufficiale: anche nella discussione parlamentare in aula molti degli oratori e delle oratrici, per illustrare l’opportunità della norma, hanno fatto sfoggio dei termini sexting, revenge porn, slut shaming». Quanto al termine ‘pornovendetta’, il gruppo Incipit suggerisce di adottare «la forma univerbata in quanto più specifica rispetto alla grafia ‘porno vendetta».

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