La GdF di Livorno, ricostruendo le catene di cessione, distribuzione e importazione dei dispositivi di protezione individuale anti-Coronavirus tra cui mascherine, ha individuato 60 imprese tra farmacie e altre attività che ne avevano acquistato quantità non conformi da un grossista di Pontedera (Pisa) o tramite suoi clienti, il quale per attestarne la conformità e quindi immettere indebitamente in commercio i dispositivi di protezione, avrebbe fornito certificazioni Ce rilasciate da un ente europeo non accreditato. Sequestrati 37.000 Dpi ma la stima delle Fiamme gialle, dall’esame delle fatture, è di un avvenuto commercio “in frode” di oltre 200.000 Dpi irregolari in ambito nazionale, in Toscana, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, ‘Abruzzo, Campania, Sicilia.

Documenti falsi Il responsabile delle violazioni è stato denunciato per frode in commercio realizzata con utilizzo di documenti falsi o comunque non idonei alla certificazione dei prodotti e aggravata per effetto di vendite di articoli per la tutela della salute illegittime e in condizioni di emergenza. L’indagine è scaturita dall’esito di un riscontro sull’applicazione della normativa in materia di corretta formazione delle dinamiche dei prezzi, effettuato presso una farmacia livornese dove sono state individuate, tra i prodotti in vendita, mascherine del tipo Kn95 (equivalente alla Ffp2), acquistate dal grossista a Pontedera (Pisa). Della vicenda è stata interessata la Procura di Livorno.

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