C’è grande attesa per la data fiorentina del tour che accompagna l’uscita del nuovo album di Murubutu, ‘Tenebra è la notte e altri racconti di buio e crepuscoli’, in programma sabato 23 al Viper, dove, sul palco, sarà accompagnato da un altro nome di primissimo piano, Claver Gold. Una musica, quella di Murubutu, che dimostra come le etichette dei generi siano vane, ma che a contare siano i contenuti di quanto ascoltiamo. Lui fa rap e hip hop, ma, ascoltando la sua musica, comprendiamo immediatamente di aver messo piede su un altro pianeta rispetto a quanto viene oggi identificato con questi generi. Nel suo quinto album, infatti, la musica si fa ancora più raffinata e dimostra una ricerca continua e capillare per il beat più adatto a ogni atmosfera e i testi – da sempre il suo punto forte – rappresentano dei piccoli capolavori non solo per i contenuti, ma anche per la semantica. Insomma, per parlare, oggi, di musica d’autore in Italia, bisogna necessariamente fare i conti con Murubutu.

Un concept album con tema comune, declinato in racconti  Dopo il mare – e, quindi, l’acqua –, dopo il vento – e, quindi, l’aria, – sono arrivati la notte, il buio e il crepuscolo a sparigliare le carte e a far capire che non erano gli elementi quelli che guidavano Murubutu nel percorso iniziato due album fa con ‘Gli ammutinati del Bouncin’. «Molti – spiega Murubutu, al secolo Alessio Mariani, professore di storia e filosofia al liceo delle scienze umana di Reggio Emilia – mi hanno chiesto se il mio progetto riguardasse le quattro radici di Empedocle, ma in realtà con la notte ho dimostrato di no. L’intenzione è sempre quella di creare un concept album con vari racconti che declinano un tema comune. La scelta del tema, quindi, è sempre molto ponderata. Non è premeditata, ma arriva progressivamente e non ho un progetto che riguarda certi elementi».

«Quando incontro qualcosa che mi commuove, sento il bisogno di scriverlo» I testi, così come la forma usata, sono i tratti caratteristici di Murubutu: sempre molto accurati da un punto di vista linguistico, attingono a piene mani dalla letteratura, dalla storia, dalla filosofia e non solo. Raccontano qualcosa in cui l’artista si imbatte: «Solitamente racconto storie che nascono da qualcosa che mi colpisce: quando incontro qualcosa che mi commuove, sento il bisogno di scriverlo», spiega. E, in effetti, le immagini che usa nei suoi ‘rap-conti’ sono realmente molto vivide, tanto da riuscire, con le parole e attraverso la complicità della musica, a far vedere il mondo che vuole rappresentare. Gli esempi, anche in ‘Tenebra è la notte’ sono ovunque e, probabilmente, proprio il genere rap è decisamente funzionale a questo genere di racconto.

Le influenze e le storie Come oramai ha abituato i suoi fans, l’album ‘Tenebra è la notte’ è ricco di riferimenti. Proprio come fosse un libro, apre con un’introduzione dedicata a Nyx – divinità greca primordiale della quale, secondo Omero, anche Zeus aveva paura – e si chiude con un brano strumentale che fa da conclusione. In mezzo, un mondo fatto di rimandi che possono rappresentare interessanti spunti da approfondire o piccole/grandi scoperte da fare. Dal romanzo ‘Il sergente nella neve’ di Mario Rigoni Stern, al film ‘L’uomo senza sonno’ di Brad Anderson, ma anche Wordsworth attraverso il poema ‘Paesaggio lunare’ che fa da sfondo alla canzone che vede il featuring di Caparezza e, ancora, Ishiguro, Dostoevskij, Lauenstein, Haruf, a cui si affiancano racconti popolari, storie raccolte nei suoi incroci di vita, fino al racconto del carteggio tra Franz Kafka e Milena Jesenka, che dà la misura di un amore complesso, profondo e che sembrava destinato a finire già prima di iniziare. Ovviamente, non poteva mancare l’oramai tradizionale ‘capitolo storico’: dopo le vicissitudini del re Cambise e la storia della Battaglia di Lepanto, in questo disco protagonista della ‘pagina di storia’ sotto forma di ‘rap didattico’ è il massacro di San Bartolomeo, quando gli Ugonotti  vennero uccisi nottetempo per mano dei cattolici, nel 1572.

A Firenze con Claver Gold In tutte le date di questo tour, partito all’indomani dell’uscita del disco, Murubutu ospita sul palco gli artisti presenti anche nell’album. La data di Firenze vedrà uno dei nomi di maggior rilievo, Claver Gold. Il rapper di Ascoli Piceno non è solo presente in uno dei brani più belli dell’album, ‘Le notti bianche’, ma è anche l’«anima» della casa discografica per la quale ‘Tenebra è la notte’ è stato pubblicato, la Glory Hole, che si conferma un’etichetta tra le più interessanti in ambito rap, con le proposte più originali e, soprattutto, di qualità. Claver Gold ha pubblicato nel 2017 ‘Requiem’, album divenuto in breve un caposaldo del genere. La collaborazione con Murubutu nasce da lontano e le strade dei due artisti si intrecciano sempre, negli album dell’uno e dell’altro: forse proprio questa affinità tra i due rapper rende ancora più interessante la presenza sul palco fiorentino di Claver Gold. Ma in ‘Tenebra è la notte’, il suo non è l’unico featuring di rilievo. Per quanto concerne la voce, oltre ai ‘soliti’ Dj T-Robb (che sarà anche a Firenze) e La Kattiveria, appaiono anche Caparezza (in ‘Wordsworth’), Mezzosangue (ne ‘L’uomo senza sonno), mentre Willie Peyote e Dutch Nazari in ‘Occhiali da luna’, assieme a Murubutu ‘raccontano’ quello che è per loro l’ispirazione che, complice il buio, nasce, cresce e si sviluppa durante le ore notturne. Le voci femminili sono invece affidate a Daniela Galli (‘Ancora buonanotte’) e Dia (‘Tenebra è la notte’). Le produzioni, invece, sono affidate a beatmakers già noti per aver collaborato con Murubutu, quali IlTenente, Dj West, XxX-Fila, Dj Fastcut (del quale si attende il secondo capitolo de La Setta dei poeti estinti), SuperApe e R-Most: a loro si deve il suono sempre abbastanza classico e caldo, che fa da perfetto sfondo a quelle storie che Alessio Mariani racconta, facendo diventare la notte non solo un momento del giorno, ma un luogo da esplorare per poterne carpire i segreti. Nel primo singolo estratto dall’album, ‘La notte di San Lorenzo’, il beat è affidato a Swelto: «Io e Swelto – spiega Mariani – ci conosciamo da più di una decina d’anni e ci siamo sempre tenuti in contatto, anche se sporadico, per altri motivi. Lui mi aveva chiesto delle collaborazioni, io so che lui è anche un beatmaker molto prolifico, per cui mi ha dato tanti beat da ascoltare, mi sono innamorato di quello de ‘La notte di San Lorenzo’ e ho scritto quel brano. Mi piace molto Swelto non solo come artista, ma anche come persona, perché è una persona piena di energia, ottimista, positiva».

L’importanza dell’immagine Copertine, video e, ovviamente, concerti hanno sempre una forte componente visuale. Se i live sono sempre molto eleganti – ebbene sì, l’eleganza con questo artista non manca mai – e i video sono piccoli film che raccontano le storie scritte da Mariani (anche se, alla fine, hanno il limite svilupparsi tutti allo stesso modo). E poi ci sono le copertine dei dischi: «Ho sempre voluto – afferma Mariani – che le mie copertine emulassero le copertine dei libri, proprio ad indicare il contenuto letterario dei testi, quindi se mi sono ispirato ai classici Einaudi nelle prime copertine, nell’ultima ho cercato di imitare prima Sellerio per il mixtape (‘La penna e il grammofono’) e per quest’ultima Feltrinelli. C’è questa forte componente, perché voglio trasmettere fin da subito la cura per il particolare e i contenuti particolarmente evocativi che, poi, si troveranno all’interno».

 

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