Biasimare, desueto, futile. Ma anche morigerato, soqquadro, zuzzurellone. E tante altre. Sono le parole inserite nel sondaggio ‘quale parola da salvare’ in preparazione della quarta edizione di Parole in cammino, il Festival della Lingua italiana e delle Lingue d’Italia in programma a Siena dall’1 al 5 5 aprile 2020.

Dal colore “perso” a “indaco” «Se, per assurdo, dovessero scomparire 50 parole dalla nostra memoria collettiva – si legge in una nota degli organizzatori – , perché adoperate sempre meno, quale salvereste? Tutti i dizionari le depenneranno, i giornali le bandiranno da ogni articolo, la televisione vieterà di usarle e internet le farà scomparire: quale vorreste non si perdesse?». Al tempo di Dante c’era un colore, il color perso, tra il purpureo e il nero, che era quello di certe stoffe provenienti dalla Persia; oggi quel colore non c’è più, perché quei tessuti non esistono più. E il giorno in cui non potessimo più ammirare l’arcobaleno potrebbe scomparire anche la parola indaco, il cui significato ormai sfugge a tantissimi giovani. «Anche molti significati muoiono – continua la nota – , ma quando le parole che li esprimono sono ancora in vita non sempre ce ne accorgiamo perché il loro involucro, il loro bozzolo, è ancora lì. La parola ci sembra la stessa di sempre, e invece non lo è. Abbiamo bisogno di sfumature che insegnino a distinguere, e in questo le parole aiutano. Anche i dizionari contribuiscono a ricordare le parole. Per questo l’Accademia della Crusca custodisce con cura e propone al pubblico le versioni elettroniche di molti vocabolari del passato».

Le scelte dei vip Alla domanda hanno già risposto in tanti (intellettuali e artisti, giornalisti e scrittori, studenti e insegnanti, e chiunque altro abbia ritenuto di poter dare il suo contributo). Sergio Castellitto ha scelto futile (“Il futile può essere utile”) e Franco Di Mare redimere (“Perché occorre mantenere viva la speranza”); la giornalista Ilaria Sotis ha optato per nemesi (“Perché se scomparisse la parola nemesi avrebbero la meglio coloro che non sanno – o possono – vederne le fondamentali differenze dalla parola vendetta”), così come il critico letterario Filippo La Porta (“Perché non ha sinonimi e ricorda alla modernità che da qualche parte esiste un limite che non andrebbe superato”); la traduttrice Ilide Carmignani salverebbe invece indaco (“Perché è uno dei 7 colori dell’iride e non ha un vero sinonimo”), lo scrittore Paolo di Paolo discolo (“Per non dimenticare il fanciullo che è in ognuno di noi e guardare il mondo con stupore”) e la scrittrice di noir Francesca Bertuzzi blandire (“Per la morbidezza della parola e l’uso ambiguo che se ne può fare”). Alle 50 parole iniziali “da salvare” se ne sono aggiunte intanto altre 30, destinate ai lettori del “Post”:  Massimo Arcangeli ne commenterà e spiegherà una a settimana fino al mese di marzo del 2020, all’interno del suo blog, sul giornale online diretto da Luca Sofri.  Gli autori dei migliori commenti alle 80 parole scelte saranno premiati a Siena nei giorni della manifestazione. Chi è interessato a partecipare all’iniziativa troverà, sulla home page del sito di Parole in cammino, un link che rinvierà a una pagina Facebook dove potrà votare e commentare le parole selezionate.

Articolo precedenteComunicare la gratuità. Volontariato, al via la terza edizione del concorso giornalistico delle buone notizie
Articolo successivoLauretana Slow. “Dal Tramonto all’Arbia”, trekking al calare del sole nelle Crete Senesi