biagiotti1«Quella che è stata scritta è la pagina peggiore della storia di Sesto Fiorentino dopo il fascismo». Sono poco dopo le ore 18 di ieri quando Sara Biagiotti, sindaco per ancora pochi minuti del comune incastrato geograficamente fra Firenze e Prato – renziana di ferro, presidente di Anci Toscana e coordinatrice dei comitati elettorali dell’oggi premier quando quest’ultimo voleva diventare segretario del Pd -, ha appena finito il suo intervento nell’ultimo consiglio comunale di questa legislatura, e si sfoga con la stampa, mentre viene applaudita da tanti primi cittadini dei comuni limitrofi a Sesto Fiorentino. Dopo una sospensione dei lavori durata oltre mezz’ora, anche in virtù della contrapposizione delle diverse fazioni che si sono dati battaglia nella sala del consiglio comunale di Sesto, si è arrivati al voto e la mozione di sfiducia a Sara Biagiotti, presentata da 13 consiglieri, fra cui otto del Pd, partito che sosteneva fino a ieri l’ormai sindaco uscente, è stata approvata con 20 voti a favore (8 Pd, 4 Sel, 1 M5S, 2 Fi, 1 Gruppo misto) e 5 contrari (4 Pd, 1 lista civica in favore del sindaco). Da quel momento, la Biagiotti non è stata più sindaco di Sesto Fiorentino, comune che si avvia al commissariamento. 

Cosa succede a Sesto Fiorentino «Ora dobbiamo guardare al futuro, è il momento di ripartire con una nuova stagione – ha aggiunto Sara Biagiotti –. I cittadini di Sesto Fiorentino non meritano quanto accaduto. Non voglio commentare la conduzione del consiglio comunale. Ho detto durante il mio intervento i tanti progetti che avevamo in ponte, progetti che rimarranno lì. Ferrovie, università e grandi aziende non avranno più un punto di riferimento perché un commissario prefettizio non può fare quello che può invece fare un sindaco. Le grandi opere? Per il termovalorizzatore c’è una conferenza dei servizi il prossimo 6 agosto in cui il comune di Sesto è uno dei 35 attori protagonisti e non credo che la mia decadenza influenzerà il suo svolgimento. Sull’aeroporto c’è un tavolo al ministero dell’Ambiente e quindi neanche lì ci saranno interruzioni al processo per questa opera».  

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Sara Biagiotti abbandona il consiglio comunale: non è più il sindaco di Sesto Fiorentino

Il sindaco renziano rottamato Tanti gli esponenti politici di forze politiche diverse dal Pd di Sesto Fiorentino ieri in consiglio comunale ma Sara Biagiotti ha notato altro: «Ho visto tanti rappresentanti del mio partito e istituzioni, che mi hanno espresso solidarietà e hanno fatto lo stesso con il mio comune. Penso che questo comune meriti un grande cambiamento. Forse perché abbiamo voluto fare un cambiamento da subito che ci siamo confrontati con questo muro. Su questa strada bisogna andare avanti, a prescindere dalla mia presenza come sindaco. Da oggi c’è da ricostruire un percorso politico che vada nella direzione di dare fiato a questa grande voglia di partecipazione per andare verso il nuovo, qualcosa che dia a Sesto Fiorentino questa visione di area e di Città metropolitana. Sesto per troppi anni è stata chiusa al suo interno ed è stata esclusa da tutti i grandi ragionamenti regionali. Con la mia azione amministrativa invece aveva riconquistato un ruolo cittadino e regionale. Su questo noi dobbiamo andare avanti. Rammarichi? Credo che noi siamo partiti molto in salita. Tutti quanti abbiamo responsabilità ma quando ci si scontra con persone diverse, la politica difficilmente ha strade in discesa. Noi abbiamo provato tutte le strade su un profilo istituzionale. Se si va verso i personalismi, io a queste bassezze non partecipo. Ci tengo a ringraziare l’onorevole Beccatini per il lavoro fatto in questi giorni e per l’assemblea cittadina svoltasi lunedì scorso».  

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Dario Parrini

Il fallimento del Pd a Sesto Diversi i commenti alla decadenza di Sara Biagiotti. «La vicenda di Sesto Fiorentino è prima di tutto un fallimento del Partito Democratico che ha scelto di interrompere ogni connessione col suo popolo e con gli ideali di sinistra dimostrandosi inadeguato e impegnato soprattutto a regolare i conti al suo interno. Il consiglio è l’epilogo inevitabile dopo mesi di stasi e di contraddizioni crescenti che hanno fatto perdere la bussola della buona politica». Così il coordinatore regionale di Sel, Giuseppe Brogi, mentre molto più dure sono state le parole del segretario regionale del Pd Dario Parrini. «E così Sesto Fiorentino sarà guidato per mesi e mesi da un commissario prefettizio. Nuove elezioni nel 2016, in anticipo di tre anni sulla scadenza naturale – ha spiegato Parrini -. Ecco qua il risultato di un’operazione incosciente ordita da otto consiglieri comunali del Pd diventati da oggi politicamente indegni del nostro partito. Solidarietà totale al sindaco Sara Biagiotti, vittima di un atto di gravità inaudita consumato da persone restate sorde a ogni apertura e offerta di dialogo». Nel frattempo immediate le conseguenze per gli otto ribelli nel Pd di Sesto Fiorentino. «Gli otto ‘ribelli’ del Pd, i consiglieri comunali che hanno votato la sfiducia al sindaco Sara Biagiotti saranno deferiti alla commissione provinciale di garanzia del partito, in pratica l’anticamera dell’espulsione – ha detto Fabio Incatasciato, segretario del Pd metropolitano di Firenze -. Gli otto consiglieri hanno scelto di uscire dal Pd, dalla nostra logica, quello che noi intendiamo una comunità politica. Una scelta scellerata, per questo sono certamente fuori». E ancora: «Sono una minoranza dentro il Pd: per diventare maggioranza dentro il Consiglio hanno fatto un accordo con le altre forze dell’opposizione, non solo con Sel e un ex M5s, ma addirittura con l’organo più alto del Consiglio comunale, la presidenza. Una minoranza che si è arrogato il diritto di rappresentare una città che non rappresenta».

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