FIRENZE – La Toscana si conferma un territorio particolarmente appetibile per le mafie italiane e straniere.
Sodalizi che vedono un contesto favorevole per il riciclaggio di denaro sporco e l’infiltrazione nei mercati legali, soprattutto grazie alla vocazione turistica che facilita il reimpiego di capitali illeciti.
Questo emerge chiaramente dalla Relazione 2024 della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), che evidenzia come, nonostante una riduzione dell’influenza di Cosa Nostra e delle mafie pugliesi, camorra e ’ndrangheta continuino a consolidare la loro presenza in Toscana, principalmente attraverso il reinvestimento di proventi illeciti e il traffico di stupefacenti.
Strategie e modalità operative delle mafie
Le mafie in Toscana non esercitano un controllo del territorio con metodi violenti come nelle loro regioni di origine, ma agiscono con grande discrezione, mantenendo un profilo basso e avvalendosi di professionisti locali per infiltrarsi in attività imprenditoriali e commerciali. La ’ndrangheta, pur non avendo cosche attive locali, opera “in trasferta” mantenendo le basi in Calabria, ma svolgendo in Toscana attività criminali legate a riciclaggio, droga, usura ed estorsioni. I suoi investimenti sono diversificati e si avvalgono di reti di appoggio e collusioni per rafforzare la presenza imprenditoriale in vari settori economico-finanziari, con tentativi di infiltrazione nella ristorazione e nel traffico di rifiuti.
La camorra, presente sul territorio toscano, evita azioni eclatanti per non attirare l’attenzione di inquirenti e opinione pubblica, ma utilizza sofisticate modalità di infiltrazione, offrendo supporto finanziario e operativo ad aziende in crisi per prenderne il controllo. Tuttavia, la pressione estorsiva e il narcotraffico rimangono strumenti primari per procurarsi risorse da riciclare soprattutto nel turismo e nei locali pubblici.
Anche la mafia siciliana punta sull’infiltrazione nell’economia e nella finanza locali, in particolare nel settore edilizio, dove si registrano interessi anche da parte di clan camorristici con mire nel settore alberghiero.
Criminalità organizzata straniera e nuovi mercati
La DIA segnala una significativa presenza in Toscana di gruppi criminali stranieri, in particolare di origine cinese, balcanica e nordafricana, che adottano metodologie assimilabili a quelle mafiose italiane e talvolta collaborano con queste per ottimizzare i guadagni. La criminalità cinese, concentrata soprattutto nelle province di Firenze, Prato e Pistoia, è particolarmente insidiosa per la sua struttura solidale e per l’impatto negativo sul mercato legale, soprattutto nel tessile e nell’abbigliamento, dove sono frequenti violazioni ambientali, sanitarie e del lavoro, oltre all’uso di manodopera clandestina e riciclaggio di capitali.
Le organizzazioni criminali albanesi, difficili da disarticolare per la loro capacità di rinnovarsi e mantenere legami familiari e internazionali, si occupano prevalentemente del traffico internazionale di cocaina ed eroina, ma anche dello sfruttamento della prostituzione, spesso in collaborazione con gruppi romeni o nigeriani. Presenze criminali nordafricane e centroafricane si sono consolidate nella regione, dedite allo sfruttamento della prostituzione, alla vendita di merce contraffatta e al narcotraffico, con lo spaccio gestito soprattutto da tunisini, marocchini e manovalanza nigeriana.
Settori economici a rischio e interventi antimafia
Le prefetture toscane nel 2024 hanno adottato 28 provvedimenti antimafia contro ditte a rischio infiltrazione, soprattutto nei settori dell’edilizia, movimento terra, rifiuti, ricettivo-alberghiero e bar, con la ’ndrangheta e la camorra come principali protagoniste. Nel centro di Firenze, un’indagine della Guardia di Finanza ha smascherato un giro di riciclaggio italo-albanese da oltre 10 milioni di euro, con acquisizioni di ristoranti, bar e alberghi usati come casseforti per denaro in nero, favorito dal turismo e dalla complicità di insospettabili locali.
Il porto di Livorno si conferma un hub strategico per l’ingresso in Italia di ingenti carichi di cocaina ed eroina, con sequestri eccezionali che testimoniano l’importanza della Toscana nei traffici nazionali e internazionali di stupefacenti.
Secondo studi della Scuola Normale di Pisa e dell’IRPET, la Toscana è una delle regioni italiane privilegiate per il riciclaggio e i reati economico-finanziari su larga scala, con un’economia sommersa che incide per oltre il 10% del PIL regionale. Le mafie puntano sull’economia legale, soprattutto nei settori immobiliare, turistico, delle costruzioni, tessile e dei rifiuti, avvalendosi di professionisti come avvocati, commercialisti e ingegneri per mascherare le attività illecite.
In sintesi, la Toscana rappresenta un terreno fertile per le mafie, che, pur senza un radicamento territoriale violento, riescono a infiltrarsi e a condizionare settori chiave dell’economia regionale, con un impatto significativo sulla società e sulla crescita economica. Le forze dell’ordine e la magistratura continuano a contrastare questo fenomeno con indagini, sequestri e provvedimenti antimafia, ma la sfida rimane complessa e in continua evoluzione.