Sarebbero circa 20mila i toscani “dipendenti” da gioco d’azzardo patologico (Gap per gli addetti ai lavori). Una fascia di popolazione, tra i 15 e 64 anni, compresa tra lo 0,8 e l'1,5% della popolazione toscana. Un dato leggermente inferiore alla media nazionale che si attesterebbe intorno al 2,2%, ma comunque allarmante per le conseguenze che può provocare. Cinquecento di loro nel 2010 si sono rivolte ai servizi sociali per essere curate.

E lo Stato vince sempre È quanto emerso oggi nel corso del seminario 'Per un gioco legale e responsabile: aspetti sociali e ruolo della polizia', promosso dalla Sipl, Scuola interregionale di polizia locale (Emilia Romagna, Liguria, Toscana), in collaborazione con il Forum italiano per la sicurezza urbana e Avviso Pubblico. Secondo dati già pubblicati il grande vincitore di questa autentica malattia è lo Stato che nel solo 2010 ha incassato grazie a Slot machines, Lotto, Superenalotto, Gratta e vinci, Videopoker e Lotterie, oltre 9 miliardi di Euro (leggi). Altro che Imu, allo Stato piace «vincere facile» con i soldi di chi cerca la speranza e tenta la fortuna.

Drogati di gioco E il numero dei drogati da gioco rischia addirittura d salire soprattutto in questa fase di crisi economica e finanziaria, mentre gli addetti ai lavori stimano che nel giro di pochi anni i malati di “Gap” saranno addirittura raddoppiati. «Il consumo dei giochi interessa prevalentemente le fasce sociali più deboli ed è legato alla scarsa diffusione della cultura scientifica, oltre che al desiderio di comprarsi un sogno. La pubblicità, poi, induce a credere che la vincita sia a portata di mano e che a tutti sia offerta l'opportunità di cambiare vita''.

Meno cibo più Gratta e vinci E così mentre la crisi ci rende sempre più poveri ci trasforma anche in “posseduti” dal demone del gioco. Crollano, infatti, i risparmi, calano le spese alimentari (secondo l'Istat nel 2010 il 65,35% delle famiglie ha comprato meno cibo e il 13,6% ha diminuito anche la qualità), ma cresce vertiginosamente quella per il gioco: dai 14,3 miliardi di euro del 2000, ai 24,8 del 2004, ai 47,5 del 2008, ai 79,9 miliardi del 2011. E per il 2012 si prevede una spesa di circa 130 miliardi. A fronte di un'evidente contrazione dei consumi familiari negli ultimi anni, cresce in maniera esponenziale la voglia di giocare, nella speranza del colpo di fortuna.

Assistenza ai malati e loro famiglie La Toscana è stata la prima Regione a prestare attenzione al fenomeno del gioco d'azzardo patologico: un'attenzione che si riscontra già in una deliberazione del Consiglio regionale del giugno 1999. Da allora, ha cercato di offrire risposte alla crescente domanda di aiuto, sia delle persone entrate ormai nel vortice del gioco, che dei loro familiari, con soluzioni differenziate, che vanno dai trattamenti ambulatoriali a quelli residenziali.

Centro di cura residenziale A Monteroni d’Arbia è in atto il progetto sperimentale Orthos (leggi), coordinato da Riccardo Zerbetto, che ha avuto in cura 180 persone, di cui 85 provenienti dalla Toscana. Zerbetto, a suo tempo, propose di destinare almeno «una misera percentuale delle entrate erariali dal gioco d’azzardo per sostenere gli interventi di cura e riabilitazione per i giocatori. Basti pensare che nella vicina Svizzera, solo per fare un esempio, viene prelevato a tale scopo il 5 per cento». Inutile dire che l’appello è caduto nel vuoto. Infatti nessuna legge riconosce questo tipo di patologie da dipendenza e dunque non è prevista nessuna assistenza per questi soggetti. A spiegarlo fu qualche mese fa ad agenziaimpress.it la dottoressa Maria Cristina Perilli del Sert di Milano (leggi). Da allora niente è cambiato. Anzi si, ma in peggio.

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