spreco-alimentareIl cibo che avanza dalla distribuzione dei pasti nelle mense pisane dell’azienda regionale per il diritto allo studio, naturalmente quello non consumato, sarà messo a disposizione delle persone bisognose grazie alla collaborazione con la Caritas, già attiva da anni e che orsa sarà esteso alla Cittadella della Solidarietà, il grande emporio della Caritas pisana e realizzato insieme a Comune, Società della Salute e Diocesi. Grazie alla cosiddetta legge del buon samaritano che disciplina la distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà, spiega l’azienda regionale, «il Dsu si è reso disponibile ad ampliare la collaborazione con le istituzioni e i soggetti che si occupano di assistenza sociale, perseguendo le proprie finalità solidali che vanno oltre l’utenza studentesca di riferimento e si proiettano anche verso i cittadini più svantaggiati».

Soluzione ai bisogni Il progetto partirà il 22 settembre e gli alimenti inutilizzati verranno recuperati dagli operatori della Cittadella che provvederanno a effettuare un nuovo confezionamento e a distribuirli alla loro utenza. «La lotta allo spreco in un periodo di crisi e mancanza di risorse è per le istituzioni una soluzione virtuosa ed efficace per dare risposte ai bisogni – afferma l’assessore alle politiche sociali di Pisa, Sandra Capuzzi – e questa collaborazione dimostra che volere le cose significa realizzarle».

Lotta alla crisi Secondo il presidente facente funzioni del Dsu, Simone Consani, «si tratta di una buona prassi che, a costo zero, permette di aiutare chi non ce la fa e proprio perché ci sembra un comportamento virtuoso ma soprattutto doveroso, tenteremo di esportare questa buona prassi anche nelle altre realtà universitarie della Toscana». La Cittadella della Solidarietà, conclude don Emanuele Morelli, direttore della Caritas pisana, assiste «200 famiglie del territorio e questo accordo aumenta l’offerta dell’emporio e rappresenta un segno importante che coniuga lotta allo spreco, sostegno alle famiglie impoverite dalla crisi e una rinnovata cultura della condivisione».

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