Un nuovo futuro all’orizzonte per una delle perle più preziose del tesoro artistico di San Gimignano. Da lunedì 23 settembre partono i lavori di restauro degli affreschi di Benozzo Gozzoli nella Chiesa di Sant’Agostino dopo un primo stanziamento ad hoc di 200mila euro da parte del Ministero dei beni culturali. Una notizia attesa da tempo nella città delle torri dopo l’allarme lanciato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo e dal Comune di San Gimignano di un pericolo imminente della perdita definitiva delle scene della vita di Sant’Agostino realizzate dal celebre pittore fiorentino tra il 1464 e il 1465. La Soprintendenza da alcuni anni sta monitorando l’intero complesso architettonico della Chiesa di Sant’Agostino e non soltanto gli affreschi di Benozzo Gozzoli il cui stato deriva non da una normale consunzione della pellicola pittorica quanto piuttosto da danni strutturali della chiesa sofferti per cause solo in parte chiarite, quali i movimenti tellurici degli anni passati e da i cedimenti delle sottofondazioni. Per arginare e fronteggiare questa situazione di rischio per le pitture murali la Soprintendenza ha inserito in programmazione nei prossimi anni la proposta progettuale per un intervento che comprenda la messa in sicurezza, il consolidamento delle strutture murarie, il restauro degli affreschi e il miglioramento sismico della parte absidale. Ma prima degli interventi di restauro veri e propri occorre avviare una campagna di indagini geotecniche al fine di valutare il consolidamento dei fondali e delle sottofondazioni mediante l’inserimento di micropali. A questa prima fase potrà seguire il potenziamento e il miglioramento sismico delle strutture verticali, ed infine il restauro degli affreschi, per una spesa complessiva prevista di 510mila euro.

Un lavoro di squadra La prima fase dei lavori vede l’impegno di vari soggetti: la dr.ssa Felicia Rotundo, direttore dei lavori e responsabile unico del procedimento, per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, il geom. Mauro Marchetti e il funzionario diagnosta, Umberto Senserini. La messa in sicurezza degli affreschi sarà eseguita da Daniele Rossi. «Questo è considerato uno dei cicli di affreschi più importanti di Benozzo Gozzoli – ha sottolineato Andrea Pessina, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo – e sappiamo bene il ruolo che questo autore ha avuto nella storia dell’arte del ‘400. E’ importante sottolineare come questo sia un recupero che si avvia grazie all’istanza presentata dalla comunità e dall’amministrazione comunale di San Gimignano alla quale il Mibact ha risposto con un primo stanziamento che permette un progetto speciale». «Quello che inizia oggi è il risultato di un lavoro di squadra frutto dell’unione d’intenti tra Ministero, Soprintendenza, Comune ma anche con singoli cittadini, professionisti e associazioni che insieme a noi hanno lanciato il grido di allarme per questi affreschi – ha aggiunto il sindaco di San Gimignano Andrea Marrucci -. Ringrazio tutti i componenti e gli attori di questa squadra e colgo l’occasione per ribadire l’importanza della salvaguardia del tesoro artistico e storico di un patrimonio dell’umanità come San Gimignano, una salvaguardia che non può e non deve vivere delle sole risorse del Comune; il caso degli affreschi di Benozzo Gozzoli è l’esempio lampante di come si debba lavorare insieme». «Fermeremo le lesioni che gli affreschi presentano in modo da mettere in sicurezza la pittura e per far successivamente proseguire i lavori strutturali e di studio – ha spiegato il restauratore Daniele Rossi -. Sutureremo le ferite degli affreschi tramite iniezioni localizzate; contiamo di smontare il cantiere per le festività natalizie». Alla conferenza stampa di presentazione hanno preso anche Felicia Rotundo e Donatella Grifo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, e il Vicario Generale dell’Ordine di Sant’Agostino Joseph Farrell

Il restauro Dopo il montaggio dei ponteggi mobili per verificare i dissesti, verrà eseguita una campagna fotografica mediante luci radenti ed una mappatura preliminare per ottenere una restituzione grafica dei problemi conservativi suddivisi per zone. Verrà utilizzata carta giapponese a grammatura idonea per tamponare con acqua deionizzata la superficie ed asportare le polveri incoerenti. Successivamente verrà utilizzato un collante a base di resina acrilica in bassa concentrazione tramite il filtro della carta giapponese per fissare il colore pericolante o parzialmente decoeso, mentre per bloccare i distacchi degli strati preparatori si effettueranno iniezioni di malte idrauliche nella craquelure, limitando i fori sull’intonaco originale e sfruttando le crepe già esistenti. Infine sarà effettuato il fissaggio delle stuccature pericolanti (o rimozione delle medesime, da valutare in loco) sulle scene staccate e trasportate su pannelli in vetroresina. Tutte le fasi del restauro saranno documentate con foto ad alta risoluzione e piccoli filmati oltre che restituite graficamente.

GLI AFFRESCHI DI BENOZZO GOZZOLI NELLA CAPPELLA DEL CORO DELLA CHIESA DI SANT’AGOSTINO A SAN GIMIGNANO (Felicia Rotundo)

Tra la primavera del 1464 e l’autunno del 1467, Benozzo Gozzoli, dopo il brillante successo degli affreschi di Palazzo Medici a Firenze, si trasferì a San Gimignano, sotto il dominio di Firenze dal 1353. Sebbene breve, il soggiorno coincise con il più prolifico e creativo periodo della sua carriera, durante il quale produsse opere per la Pieve (oggi la Collegiata), le chiese locali e il Palazzo Comunale che importarono lo stile rinascimentale nella cittadina.

Gli affreschi a San Gimignano ci offrono una dimostrazione della sua eccellenza come interprete dell’arte sacra e civica, della sua bravura tecnica come maestro del disegno, del colore, della prospettiva, che ne fanno uno dei protagonisti delle innovazioni rinascimentali.

La commissione che lo portò a San Gimignano fu la decorazione della cappella maggiore di Sant’Agostino, una delle più venerabili e belle chiese cittadine, con affreschi splendidi sulla vita del santo titolare e padre della Chiesa.  Il mecenate e ispiratore del ciclo fu Fra Domenico Strambi, originario da San Gimignano, teologo e riformatore, eminente agostiniano la cui educazione all’Università di Parigi fu sovvenzionata dai priori civici, che troviamo ritratti nella Partenza di sant’Agostino da Roma e in altre scene del ciclo. Collocata sopra una veduta topografica con monumenti antichi riconoscibili, l’iscrizione elogiativa nel cartiglio conferma che fu proprio Fra Domenico, «DOCTOR PARISINUS ET INGENS», a commissionare gli affreschi, dipinti da Benozzo nell’anno 1465.

Il programma degli affreschi da lui ideato, trae ispirazione da numerose fonti teologiche e presenta le vite esemplari del santo e della madre, santa Monica, allo scopo di promuovere gli ideali intellettuali e spirituali dell’osservanza agostiniana, ovvero il movimento di riforma di cui Fra Domenico fu protagonista. Gli affreschi ebbero lo scopo di fungere da esempi didattici e umanistici per i frati riottosi alla riforma. Gli affreschi sangimignanesi sono i più famosi tra i ventuno cicli europei relativi alla vita di Agostino e si distinguono per l’enfasi posta sull’educazione, la sapienza e la spiritualità del Santo.

Sulle pareti della cappella maggiore, illuminata da un finestrone gotico a bifora, Benozzo presentò una concezione pienamente rinascimentale attraverso motivi classicheggianti inseriti nelle architetture all’interno degli episodi, sull’arcone trionfale, sui fregi e i pilastri che separano le scene, tutti adornati con una varietà ingegnosa di ghirlande, di putti e motivi archeologici, reminiscenze degli anni passati a Roma al fianco del Beato Angelico oltre che testimonianza dei suoi studi sull’antichità. Rappresentati in nicchie simulate all’entrata della cappella, i santi cari all’ordine agostiniano e alla città di San Gimignano sono rappresentati a grandezza naturale, tridimensionali e capaci di gettare ombre come fossero sculture. Gli evangelisti, le cui vesti sono risplendenti di luce celeste, sono sospesi sulle nuvole del cielo stellato delle volte mentre sul lato inferiore dell’arcone trionfale i dodici apostoli circondano il Salvatore collocato al centro dell’altare. Le pitture murali sono dipinte con una miscela di “buon fresco” e tempera con impiego di olio, tecniche già usate da Benozzo nel Corteo di Magi in Palazzo Medici a Firenze (1459). Conseguentemente i colori sono luminosi e chiari con bei passaggi cangianti che corrispondono alla direzione della luce naturale proveniente dal finestrone, come ben mostra, per esempio, il mantello iridescente del profeta Elia sul pilastro dell’arcone trionfale.

La vita di Sant’Agostino è sviluppata sulle tre pareti del coro in diciassette scene ordinate su tre registri e ciascuna identificata con iscrizioni latine umanistiche ideate dallo Strambi.

Per indicare la crescente illuminazione spirituale, la narrazione “ascende” simbolicamente dalla peccaminosità della giovinezza (primo registro) alla conversione, al battesimo e alla fondazione apocrifa dell’ordine agostiniano (secondo registro). Le lunette rappresentano la consacrazione a vescovo, l’attività di teologo, il funerale e l’ascesa dell’anima a Dio. Il ciclo commemora anche santa Monica, stimata come madre di tutti gli agostiniani nella letteratura umanistica dell’ordine: cinque episodi sono dedicati al ruolo della santa nelle vicende agostiniane relative all’educazione, alla conversione e al battesimo, in aggiunta alla sua morte.

Dappertutto, in questo ciclo di affreschi, Benozzo dimostra la propria eccellente capacità narrativa attraverso composizioni variegate, sfondi prospettici, paesaggi verdi e collinari, ambienti architettonici resi secondo la prospettiva matematica. Le architetture e i pavimenti ben scorciati rinviano alla sua partecipazione, nel 1444, alla realizzazione delle Porte del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, come emerge nella scenografia della vivace scena con Sant’Agostino condotto dai genitori al maestro di grammatica, la cui prospettiva fu ispirata dalla ghibertiana Storia d’Isacco. Per adattarsi alle strette pareti ai lati dell’alto finestrone gotico dietro l’altare, Benozzo disegnò composizioni con pochissime figure, adatte a episodi come la Conversione di Agostino e il Battesimo di Agostino, veri punti di svolta nella vita spirituale del santo e dunque rappresentati con solennità. Le scene sono più ampie, complesse e multi-episodiche nelle spaziose pareti laterali, per esempio quelle solenni dell’arrivo di Agostino a Milano, dove si susseguono l’incontro con sant’Ambrogio, la conversione e il battesimo. Nell’episodio vicino, su uno sfondo panoramico articolato, con montagne, boschi e mare, Benozzo rappresentò la Fondazione dell’Ordine con l’incontro apocrifo-simbolico del santo col Bambino Gesù, la visita ai frati eremiti sul Monte Pisano e la fondazione dell’ordine in Toscana, un episodio anch’esso apocrifo ma importantissimo per la storia degli agostiniani. Senza dubbio Fra Domenico fu ritratto tra i confratelli mentre regge il libro aperto con la Regola “autentica”, per confermare il suo impegno nella riforma del convento. Dopo la Morte di santa Monica, l’ultima scena del registro centrale, la narrazione prosegue nelle lunette che ospitano gli anni finali nel terzo registro: l’investitura di Agostino come vescovo di Ippona, che si svolge in una grande basilica classicheggiante, la conversione dell’eretico Fortunato, la visione di san Gerolamo, e i funerali del santo. Episodi raccontati nelle Confessioni, l’autobiografia del santo, si combinano con altre fonti teologiche e apocrife, con una sembianza di veracità, sebbene idealizzata, e la padronanza totale di tecnica, prospettiva e narrazione, insomma di tutti gli elementi artistici rinascimentali.

Ognuna delle tre pareti del coro della chiesa, sulle quali si collocano le scene, è divisa in tre registri: la narrazione comincia sulla parete di sinistra, nel registro inferiore (2 scene), per poi passare alla parete centrale (3 scene) e quindi alla parete di destra (2 scene), sempre nel registro inferiore; a questo punto riprende dal registro mediano della parete di sinistra (2 scene), per passare di nuovo a quella centrale (2 scene) e quella di destra (2 scene); la narrazione si conclude con la lunetta in alto della parete di sinistra, le due scene della parete centrale e la lunetta della parete destra.

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