Montalcino,_piazza_del_popolo_e_palazzo_dei_prioriIl referendum consultivo approvato dal Consiglio regionale toscano per la fusione dei Comuni di Montalcino e San Giovanni d’Asso, in provincia di Siena, «è un’ottima notizia», anche perché «unire le forze significa migliorare i servizi, diminuire le spese, aumentare la visibilità». Lo sottolinea Matteo Biffoni, presidente di Anci Toscana e sindaco di Prato. «Noi crediamo che a decidere sulle fusioni debbano essere i singoli territori – aggiunge- ma quando questa decisione viene presa in maniera convinta e condivisa, siamo contenti dei vantaggi che le amministrazioni e i cittadini possono trarne».

No all’obbligatorietà Sul tema fusioni Anci giudica «molto positiva l’idea di un meccanismo premiante che coinvolga i Comuni. Non ci convince invece, nè a livello regionale nè nazionale, l’idea della obbligatorietà». Perché, spiega Biffoni, «le valutazioni vanno fatte sui territori, pensando non solo all’immediato ma anche alla prospettiva. Quello che ci interessa è che le eventuali scelte vadano nell’interesse dei cittadini e delle comunità nel lungo periodo, caso per caso e luogo per luogo».

Le reazioni «E’ stato fatto un percorso di partecipazione e può risultare una fusione felice» ha dichiarato Gabriele Bianchi (M5s), mentre grande soddisfazione è stata manifestata da Stefano Scaramelli (Pd), secondo il quale «i due Comuni, con le loro peculiarità, possono rappresentare un modello importante per la Toscana e l’Italia». «L’eccellenza enogastronomica è alla base dell’economia dei due comuni – ha rilevato Marco Casucci (Lega Nord) -. Si profila la concreta possibilità di far nascere un distretto rurale». «La grande capacità di ascolto e di dialogo tra le forze politiche ha permesso di legare la fusione ad un progetto – ha sottolineato Simone Bezzini (Pd) -. Un progetto unanime per la valorizzazione del territorio, delle produzioni, ma anche con la dovuta attenzione ai servizi e all’architettura istituzionale». Soddisfazione è stata espressa anche da Stefano Mugnai (Fi). «Le fusioni devono nascere dal basso, intorno ad un progetto – ha affermato -. Lasciamo che siano le singole comunità a decidere del loro futuro».

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