Cinque milioni di stranieri in Italia pari al 7,5 per cento della popolazione. E’ la fotografia dell’immigrazione scattata dal Dossier Immigrazione Caritas-Migrantes, presentato oggi a Roma.

Una presenza che è cento volte superiore ai numeri degli stranieri del 1861, anno dell'unita' d'Italia.In questi 150 d'anni di storia unitaria, esauritosi verso la metà degli anni '70 l'esodo verso l'estero, e' andata incrementandosi l'immigrazione in Italia, con un crescendo del tutto notevole nell'ultimo decennio, in cui la popolazione immigrata e' aumentata di 3 milioni di unità.

Nel 1861, gli stranieri erano 88.639 (con un'incidenza dello 0,4% sulla popolazione residente), ora sono 4.570.317 su 60.650.000 residenti (con un'incidenza del 7,5%, quasi 20 volte di più). Ad incidere sulla presenza degli stranieri nel Belpaese gli effetti della crisi economica con la conseguente mancanza di posti di lavoro in un anno, secondo le stime del Dossier, il numero degli stranieri regolari in Italia e' rimasto fermo a quasi 5 milioni, anche se nel 2010 si è registrato un aumento di 335.258 unità.

Se si tiene conto di circa 400 mila persone, regolarmente presenti ma non ancora registrate in anagrafe, si tratta di quasi 5 milioni di persone, come lo scorso anno. Nel frattempo, però, centinaia di migliaia di persone hanno perso l'autorizzazione a rimanere in Italia, perché sono scaduti ben 684.413 permessi di lavoro (2/3 per lavoro e 1/3 per famiglia). Viene anche accreditata la presenza di mezzo milione di persone in posizione irregolare. I rimpatri forzati (16.086 nel 2010) arrivano a costare, nel complesso, fino a 10mila euro l'uno.

La popolazione immigrata e più giovane (32 anni, 12 in meno degli italiani) incide positivamente sull'equilibrio demografico con le nuove nascite (circa un sesto del totale) e sulle nuove forze lavorative, e' lontana dal pensionamento e versa annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali, assicura una maggiore flessibilità territoriale e anche la disponibilità a inserirsi in tutti i settori lavorativi, crea autonomamente lavoro anche con i suoi 228.540 piccoli imprenditori, si occupa dell'assistenza delle famiglie, degli anziani e dei malati, sta pagando più duramente in termini di disoccupazione e complessivamente rende più di quanto costi alle casse dello stato. Positive le notizie che arrivano in termini di integrazione.

Tra il 1996 e il 2009 sono stati 257.762 i matrimoni misti (21.357 nell'ultimo anno, 1 ogni 10 celebrati). Nel 2010 i casi di cittadinanza sono stati 66mila. I minori figli di immigrati sono quasi 1 milione e aumentano ogni anno a un ritmo superiore alle 100 mila unità tra i nati sul posto e i figli ricongiunti, ai quali si aggiungono 5.806 minori non accompagnati (senza contare i comunitari). Le persone di seconda generazione sono 650mila, nati sul posto ma senza cittadinanza.

Gli iscritti a scuola nell'anno scolastico 2010-2011 sono 709.826, pari al 7,9 per cento della popolazione studentesca, ma l'incidenza e' ancora più alta nelle materne e nelle elementari. Gli universitari stranieri in Italia sono 61.777 (3,6 per cento del totale). L'interesse all'apprendimento dell'italiano è diffuso, ma negli esami sostenuti per il rinnovo del permesso di soggiorno e' stata molto differenziata la percentuale dei bocciati (3,5 per cento a Roma e 34 per cento a Padova). D'altra parte, non mancano gli indicatori di disagio, ad esempio a livello abitativo (è coinvolto il 34 per cento degli immigrati rispetto al 14 per cento degli italiani) e sono numerosi i casi di discriminazione segnalati all'UNAR (540 casi pertinenti in diversi ambito della vita sociale, dagli uffici pubblici ai media).

Roma è il comune italiano che ospita più immigrati con oltre 345mila stranieri iscritti in anagrafe e 183 nazioni rappresentate con un'incidenza pari al 12 per cento sul totale dei residenti.

La popolazione straniera nella Capitale, prosegue il Rapporto Caritas/Migrantes, e' caratterizzata da una spiccata presenza femminile (52,7%) e una rappresentanza di minori (14,8%) al di sotto della media nazionale. Un dato, questo, correlato al numero maggiore di celibi e nubili (54,2%) che contraddistingue gli immigrati romani, in ragione della presenza numerosa di religiose e sacerdoti stranieri.

Complessivamente, oltre un terzo degli stranieri che risiede nella città di Roma (36,7%) proviene da un paese dell'Unione Europea, poco più di un quarto (27%) dall'Asia e si attestano intorno al 10% coloro che provengono dall'America, dall'Africa e dall'Europa non comunitaria. I circa 74.500 cittadini romeni (21,6%) rappresentano la comunità più consistente, seguiti dai filippini, che vantano la metà delle presenze dei primi (35mila e 10,1%). Le due collettività raccolgono insieme un terzo di tutti gli stranieri residenti nella Capitale. A seguire un panorama vasto e composito di gruppi nazionali, in cui spiccano quelli provenienti da Bangladesh (4,7%), Polonia (4,4%), Cina (3,9%), Peru' (3,8%), Ucraina (3,1%) ed Egitto (3%).

In Toscana sono, invece, 396 mila gli immigrati presenti regolarmente sul territorio regionale, pari al 10,6 per cento della popolazione regionale, più della media italiana (7,5%) ed europea (6,5%). Nel 2010 la presenza di stranieri è cresciuta (+7,5%), e il 24% dei bambini venuti alla luce e' nato da madre straniera.

Tanti coloro che decidono di rimanere in Toscana in modo stabile: se nel biennio 2008-10 il tasso di attività degli stranieri e' sceso dal 75,4% al 73,8%, l'incidenza degli immigrati occupati (che sono in tutto oltre 210 mila) sul totale e' cresciuta dell'1,1%. In forte calo le rimesse, i trasferimenti monetari dalla Toscana ai paesi d'origine dei migranti: dai 934,5 milioni di euro del 2009, ai 563,5 mln del 2010, con un ribasso che ha colpito tutte le comunità, dove i cinesi fanno la parte del leone col 43,7% dei flussi.

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