Il postino è un mestiere pericoloso, soprattutto a marzo e a ottobre e nella seconda parte della mattinata, dalle 10 alle 13, se si lavora a Lucca e si è donna. E’ quanto rivela uno studio che sarà reso noto oggi a Firenze nel corso del convegno dal titolo "Il piano mirato salute e sicurezza addetti ai recapiti postali: il motomezzo come luogo di lavoro".

Dal 2007 al 2009 1342 incidenti La pericolosità del mestiere è legata all’uso del motorino che espone i postini a incidenti più o meno gravi e li costringe a fare i conti anche con continue vibrazioni e rischi da sovraccarico biomeccanico legati alla movimentazione manuale dei carichi e ai movimenti ripetitivi, micidiali per la salute della colonna vertebrale. Il dato più allarmante è quello che riguarda gli infortuni, la cui frequenza è doppia rispetto a quella a cui sono soggette altre categorie del settore terziario. Dal 2007 al 2009, in Toscana, sono accaduti 1342 infortuni a postini in servizio con il motomezzo con un'assenza da lavoro fino a 3 giorni. L'incidenza è più significativa, circa il doppio, tra i postini più giovani, con meno di 35 anni. E per quanto riguarda la distinzione tra i sessi, sono le femmine ad avere un tasso di infortunio più elevato. I mesi più a rischio sono marzo e ottobre, mentre la fascia oraria più critica è quella della seconda metà della mattinata (dalle 10 alle 13) quando è presumibile che i portalettere siano impegnati nell'attività di consegna. Non tutte le città sono uguali: il tasso d'infortunio più basso lo registra la provincia di Siena (13.3); il tasso più alto è quello della provincia di Lucca (26.7), a cui seguono in ordine Pistoia e Massa.

Malattie professionali, denunce triplicate Le parti del corpo più colpite sono, nella maggior parte dei casi, gli arti inferiori. Vi e' comunque una quota non piccola (23%) di infortuni che sarebbero stati prevenuti o mitigati se fossero stati utilizzati i "giubbotti di protezione, che sono già stati introdotti nell'operatività giornaliera di lavoratori con motomezzo in altri Paesi europei. I giubbotti potrebbero rappresentare un valido strumento di prevenzione suggeriscono i ricercatori. Anche sul fronte delle malattie professionali la situazione non è rosea. A livello regionale le denunce sono più che triplicate negli anni dal 2004 al 2011. Mentre nel 2004 le denunce a livello regionale costituivano l'8% delle denunce nazionali, nel 2011 si e' arrivati alla percentuale del 18%. In Toscana i riconoscimenti vanno dal 29% al 47% delle malattie denunciate. Se il momento della consegna è quello più a rischio, non mancano le criticità anche durante le ripetitive e pesanti manovre per lo smistamento dei plichi e durante le procedure per l'incassettamento. L'utilizzo di carrelli e una formazione più adeguata del personale, raccomandano i ricercatori, potrebbero ridurre queste problematiche. I primi a segnalare le difficoltà della categoria sono stati i sindacati. La Regione Toscana ha raccolto l'appello istituendo un gruppo di lavoro che ha coinvolto, oltre agli epidemiologi di Ispo, anche il Dipartimento di prevenzione della Usl di Livorno, di Prato, di Arezzo, di Siena e personale dell'Inail.

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