La lingua straniera più ricettiva rispetto ai termini della cucina italiana è l’inglese, in ambito musicale il tedesco. I prestiti di termini italiani in ambito gastronomico alle lingue inglese, francese, tedesco sono oltre 55, quelli musicali oltre 120. A dirlo il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini a Siena al XXIII convegno Aipi organizzato dall’università per stranieri. Durante il suo intervento Marazzini ha presentato un’analisi tratta dall’Osservatorio degli italianismi nel mondo (OIM) che nasce dalla prima opera lessicografica comparativa che abbia preso in esame l’italiano come lingua donatrice storica per l’innovazione lessicale in tre grandi lingue europee francese, inglese, tedesco diretto da Harro Stammerjohann. L’opera comprende circa 5.000 lessemi italiani che hanno lasciato tracce (in parte solo temporanee) in una, due o tre delle lingue.
Così tra i termini gastronomici italiani ‘esportati’ in francese (15) troviamo, tra gli altri, biscotto, bresaola, pecorino; in quelli Inglesi (45) termini come amaretto, amarone, bottarga, cacciucco, capocollo. Infine il tedesco (20) con bruschetta, frittata, prosecco. “La cucina francese – ha spiegato Marazzini – offre la maggiore resistenza mentre le lingue più forti come l’inglese, accettano più prestiti. Tuttavia – ha sottolineato – non bisogna arricchirsi fino al punto di cancellare la propria lingua come spesso fanno gli italiani”. In ambito musicale, invece, emerge tutto il rapporto di fiducia del mondo germanico con la lingua italiana. Tra le parole prese in prestito troviamo gli strumenti musicali come ‘mandolino’, i tipi di musica come ‘minuetto’ e ‘marcia funebre’ i tipi di spettacoli come ‘opera’ e ‘operetta’. “La lingua – ha concluso Marazzini – è un terreno di scambio fertile e di incontro culturale. Il forestierismo nella sua forma di prestito letterario è un arricchimento, sempre”.

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