Alla fine sono mancati i voti dei soci, quelli che invece sono andati alla lista Fedeltà alla storia e alla cooperazione e Lorenzo Bini Smaghi è uscito sconfitto dall’assemblea di ChiantiBanca per il nuovo cda della banca. Erano 2.774 quelli presenti in proprio o per delega a Firenze. I risultati ufficiali della votazione hanno parlato chiaro: 1.178 voti alla lista «Cda presidente Bini Smaghi» e 1.519 voti alla lista «Fedeltà alla storia e alla Cooperazione» (54%) espressione dei soci sancascianesi. Le schede nulle sono state 38 e 21 quelle bianche.

Clima infuocato Un’assemblea che si è svolta in un clima infuocato: ritmi serrati per gli interventi – non più di tre minuti a persona – apertura del voto durante la discussione con molti soci che non hanno potuto così prenotarsi per parlare e assemblea che nel frattempo deliberava sui punti all’ordine del giorno tra cui l’adesione al Gruppo Cassa Banca Centrale. «Un ‘caos’ in piena regola, un’assemblea mal gestita» – raccontano alcuni dei soci presenti. «La democrazia della cooperazione, una testa un voto, ha funzionato e la scelta è chiara – ha commentato l’ex presidente – Io resterò socio, lo sono da sempre – ha aggiunto – La via è comunque già tracciata: la cooperazione funziona così».

Scenari futuri E intanto la procura della Repubblica di Firenze ha aperto un fascicolo d’indagine sulla vicenda della Bcc Chiantibanca. Il fascicolo, sarebbe un atto dovuto dopo la denuncia arrivata dal cda guidato dall’ex presidente Bini Smaghi. Si ipotizzano reati bancari, anche alla luce della legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle società, ed è, al momento, contro ignoti. Inoltre, la stessa inchiesta terrà conto della relazione di Bankitalia dopo l’ispezione fatta nei mesi scorsi nella bcc toscana e delle risultanze dell’assemblea.

I nodi da sciogliere E così la bocciatura di Bini Smaghi rappresenta una decisione destinata a rimettere in discussione il percorso di aggregazione avviato con la pesante eredità, in dote al nuovo cda, sul consolidamento dell’istituto e la scure della Banca d’Italia che potrebbe incombere anche con il commissariamento, considerato il fatto che Banca d’Italia mal digerirebbe spaccature nella base societaria.

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