Ungulati in Toscana, un’emergenza così non si era mai vista. Dal duemila ad oggi cinghiali e caprioli in Toscana sono raddoppiati. Si contano in Toscana oltre 400mila ungulati che impediscono agli agricoltori di produrre, danneggiano i boschi e l’ambiente, provocano incidenti alle popolazioni. La densità dei cinghiali è ormai a livelli spaventosi: per ogni 100 ettari di territorio ci sono in Toscana almeno 20 cinghiali, mentre il Piano Faunistico Regionale prevede 0,5-5 capi ogni 100 ettari. All’enorme numero di cinghiali si aggiunge un numero quasi uguale di caprioli, in costante aumento. Per ogni agricoltore ci sono ormai 5 capi ungulati, un carico quasi raddoppiato in cinque anni. 10 milioni di euro di danni produttivi sono stati accertati dagli ATC negli ultimi 5 anni, ma i danni economici ed imprenditoriali sono in realtà di molto superiori. A lanciare l’ennesimo allarme è la Confederazione Italiana Agricoltori della Toscana che chiede interventi immediati primi fra tutti la piena attuazione entro l’anno del Piano Faunistico Regionale e l’adozione di un piano straordinario di interventi per riportare la presenza e la densità degli ungulati in equilibrio con il territorio. Fra le altre azioni urgenti proposte dalla Cia Toscana, l’attivazione degli interventi di contenimento e di prelievo della fauna selvatica, in particolare ungulati, nei parchi e nelle aree protette; la garanzia del rispetto del principio del risarcimento totale dei danni diretti ed indiretti causati da fauna selvatica ed ungulati, sancito dal Piano Faunistico Regionale.

danniNumeri impietosi In Toscana, nonostante l’impegno e la determinazione innegabili della Regione Toscana – sottolinea la Cia -, che con l’adozione del Piano Faunistico Regionale ha dato indirizzi ed orientamenti chiari, e di gran parte delle Istituzioni del territorio, non si riesce a far fronte al costante aumento degli ungulati che hanno raggiunto quota 400mila. «Quasi sempre – ha detto Luca Brunelli, presidente Cia Toscana – le iniziative di contenimento si impigliano in una inestricabile ragnatela nella quale si intrecciano interessi corporativi e di parte, conflitti di competenze tra Istituzioni, interventi della Magistratura, ricorsi alla Corte Costituzionale. A restare impigliati nella rete sono gli agricoltori, che vedono messa in discussione la propria “libertà di impresa” ed i propri redditi, avendo una sola certezza: che i danni arrecati dal “patrimonio patrimonio indisponibile dello Stato” rappresentato dalla fauna sarà ripagato, quando va bene, solo in minima parte».

Duello Stato – Regione Il contrasto alla proliferazione degli ungulati, come cinghiali, caprioli e daini, che crea molti danni «è un tema decisivo per un pezzo di futuro per la nostra agricoltura. Abbiamo leggi nazionali assolutamente inadeguate per fare fronte al problema, come la 157, ma con questo Parlamento non cambiano. Anche Ispra assolve al suo compito di difendere l’ambiente» ha detto l’assessore toscano all’agricoltura Gianni Salvadori, intervenendo al convegno della Cia. «La Regione è intenzionata a varare provvedimenti concreti, legalmente validi e scientificamente supportati, entro la fine della legislatura. La questione è comunque nazionale e tutte le regioni si lamentano per questi problemi anche se la Toscana soffre più di altri». «Quello degli ungulati è un problema serio che è cresciuto negli ultimi anni. Il nostro ministero è sensibile a questa situazione di emergenza rappresentata dagli agricoltori. – ha concluso il viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero – Riteniamo che al più presto il Governo e la conferenza Stato-Regioni debbano occuparsi del tema e cercare una cornice nazionale per prevedere strumenti finanziari e modalità con cui operare. La caccia e gli abbattimenti mirati sono necessari ma non possono rispondere a tutte le esigenze. Dobbiamo procedere, territorio per territorio, con una maggiore gestione del fenomeno».

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