Fra marzo e maggio 2020, periodo di lockdown, la riduzione degli avviamenti al lavoro in Toscana è stata più marcata per le donne (-65%) rispetto agli uomini (-57%), abbassando la quota femminile nel complesso dal 48% al 43% del totale. Secondo l’analisi dell’Irpet, la maggiore flessione degli avviamenti femminili appare trasversale ai comparti economici, anche quelli dove la presenza delle donne non è maggioritaria.

Lavoro da casa «Da una parte – scrivono i ricercatori – le donne si offrono, in misura maggiore degli uomini, per posizioni meno qualificate, oltre a risultare ancora, a parità di competenze, penalizzate dal datore di lavoro. Inoltre, durante il lockdown, gli accresciuti oneri di cura legati alla chiusura delle scuole e dei servizi educativi possono aver scoraggiato alcune donne a insistere nella ricerca di lavoro o ad accettare nuovi contratti». L’Irpet stima inoltre che possa aver svolto da casa la propria attività lavorativa il 34,7% delle donne, contro il 27,8% degli uomini. «Il sostegno all’offerta dei servizi di educazione e cura – si legge ancora – non solo per la prima infanzia può senz’altro favorire il superamento di alcune barriere che ostacolano l’accesso e la permanenza femminile nel mercato del lavoro, ma le politiche di genere nel loro senso più ampio dovrebbero diventare un’asse fondamentale dei programmi orientati alla ripresa economica».

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