Il 31 ottobre Silvia Chiassai è stata eletta nuovo presidente della Provincia di Arezzo con il 50,04% dei voti. La Chiassai ha quindi replicato l’impresa del 2016, quando è diventata primo sindaco donna di Montevarchi portando un’alternanza nella guida amministrativa del Comune dopo ben 70 anni. 40enne montevarchina, sposata e madre di una bambina, Chiassai è psicoterapeuta, specializzata in Nutrizione umana e artificiale, oltre che docente Coni in materia alimentare e sportiva. «Credo che il successo non scontato, ma costruito passo dopo passo, della mia elezione a presidente della Provincia di Arezzo apra uno scenario nuovo – commenta Chiassai ad agenziaimpress.it -anche per le prossime elezioni amministrative, sempre nell’ottica di riuscire, nella piena collaborazione tra mondo civico e partiti, a ridurre la distanza tra il cittadino e le istituzioni per il bene comune».

Cosa l’ha spinta a candidarsi e come interpreta questo ruolo, anche alla luce della recente riforma delle Province?

«La mia è stata una candidatura di servizio per i territori, anche a seguito di due anni di opposizione in Consiglio Provinciale. Il successo della mia elezione consiste nella capacità di avere unito la componente civica, di cui sono espressione, e quella partitica di centro-destra, da sempre alternativa a un sistema di gestione targato PD. I cittadini continuano ad essere poco interessati alla realtà delle Province, messe in ombra dall’assurda Legge Delrio che ne ha ridimensionato la funzionalità. Eppure la Provincia ha la titolarità sulle scuole e sulla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, che riguardano direttamente i cittadini. Il mio impegno sarà quindi di riportare credibilità e operatività a questo ente».

Due erano le donne candidate alla Presidenza, come vede il futuro delle donne in politica?

«Le donne impersonificano il cambiamento che i cittadini chiedono alla politica, per freschezza e concretezza. Il merito di candidare più donne in politica rispetto al passato è molto legato alla forza, al coraggio e alla determinazione che riusciamo a dimostrare anche nel quotidiano, come mogli e madri. Le donne hanno l’abilità di essere “multitasking”, una dote preziosa per amministrare. Spesso siamo anche in grado di fare sintesi e di aggregare molto meglio degli uomini per capacità di ascoltare e di agire. Purtroppo, la nota dolente è rappresentata dal linguaggio delle politica, ancora culturalmente impreparato all’affermazione delle donne. Un aspetto che mi fa riflettere sulla necessità di ripartire dall’educazione civica».

E il cambio di marcia della Provincia il cui governo è andato alla coalizione di centrodestra?

«La conquista della Provincia è stato un obiettivo politico importante per un cambiamento inseguito da 72 anni. Il nostro progetto politico è una “Casa per i Comuni” dove tutti occuperanno un posto al tavolo della programmazione, ridando attenzione e dignità ai territori, alle vallate, alla stessa città di Arezzo. Una “casa” Provincia che sarà un luogo di riferimento per Sindaci e Consiglieri comunali, dove affrontare le questioni più urgenti. L’intento è di riuscire a stringere un rapporto diretto e di massima collaborazione tra amministratori».

Cosa ha intenzione di fare anche alla luce delle poche risorse a disposizione?

«Il primo obiettivo è una dura battaglia per finanziamenti e trasferimenti adeguati alla Provincia. Dal 2014 si sono verificati  tagli sistematici che hanno reso difficile l’esercizio delle funzioni rimaste. L’intento del precedente Governo era di chiudere il rubinetto e portare alla chiusura delle Province, condizionando la volontà popolare. Le manovre finanziarie, negli ultimi tre anni, hanno compromesso la capacità di programmazione, producendo anche significativi danni al patrimonio immobiliare. La Provincia di Arezzo ha dovuto tamponare le difficoltà economiche facendo ricorso a misure straordinarie, abbiamo spesso contestato Vasai in quanto si è dimostrato politicamente complice della precarietà amministrativa e finanziaria. Noi invece ci assumeremo fin da subito la responsabilità di riportare la Provincia all’operatività che merita».

Sulle deleghe rimaste alla Provincia (viabilità e scuole) quali sono le priorità?

«Entrambe rappresentano una priorità assoluta. La principale criticità da affrontare è la messa in sicurezza delle strade e delle scuole, al di là delle competenze differenti tra Comuni e Provincia, competenze che spesso servono ad alzare un muro con il cittadino e scaricare le responsabilità. Ridurre concretamente la distanza tra i territori e l’ente Provincia è un impegno importante che ci assumiamo. Ciò che mi ha maggiormente colpito da consigliere provinciale è che, pur nella difficoltà economica, l’amministrazione precedente non abbia pensato alle priorità seguendo altri richiami, come nel caso eclatante di Rondine dov’è stato proposto l’acquisto di un terzo della proprietà del complesso immobiliare per una cifra di 300mila euro, quando strade, scuole e infrastrutture necessitano di interventi urgenti».

Quali rapporti intende instaurare con il resto della Toscana del sud (Siena e Grosseto) anche in termini di area vasta sui rifiuti e l’acqua?

«I rapporti con le altre realtà della Toscana Sud ci sono sempre stati per la gestione dei servizi più importanti, compresa la sanità, attraverso l’area vasta che non ha portato alcun miglioramento in termini di efficacia, efficienza ed economicità, senza considerare l’allontanamento di presidi fondamentali del territorio a garanzia del cittadino. Ritengo indispensabile una modifica delle leggi a livello regionale dove le Province possano essere richiamate a svolgere quel ruolo che per miopia politica negli anni hanno perso».

 

 

 

 

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