Sarebbero otto o nove le offerte non vincolate fatte recapitare al commissario straordinario Piero Nardi per l’acquisizione delle acciaierie piombinesi della Lucchini. Il termine per presentare le proposte è scaduto alla mezzanotte di ieri e domani il dossier con tutti i numeri finirà sulla scrivania del sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti per essere analizzato. Due soltanto tra queste riguardano l’acquisizione di tutto il plesso industriale: quella degli arabi di Smc (che vuole tutto lo stabilimento, altoforno compreso e per questa favorita da sindacati e istituzioni locali) e quella del fondo svizzero Klesh, interessato solo ai laminatoi senza l’Afo. Una differenza sostanziale, anche in termini di cifre: la prima sarebbe pronta a investire su Piombino un miliardo e mezzo di euro; la seconda meno di duecento milioni. Una portata di denaro che ha insospettito Nardi, poco fiducioso sul fatto che gli arabi possano avere garanzie finanziare di questo calibro. Le altre offerte, poi, riguardano invece soltanto singole parti delle acciaierie, dai terreni alle strutture.

La discussione con le parti Le buste sono state aperte questa mattina dal notaio e una volta ricevuto l’ok da parte degli avvocati sul piano formale, finiranno al ministero, dove per giovedì è stato convocato un tavolo con le sigle sindacali per discutere delle offerte. La settimana dopo, sempre a Roma arriveranno le istituzioni locali. «Da parte della Toscana non c'è una simpatia istituzionale per una o l'altra proposta presentata – ha commentato l’esito della procedura l’assessore regionale al lavoro Gianfranco Simoncini – per noi è essenziale che i progetti presentati tengano conto della riconversione dell'acciaieria e vengano verificate dal punto vista industriale e finanziario ma anche da quello della capacità occupazionale e dell'indotto»

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