Il dirigente scolastico Alfredo Stefanelli e il Prefetto di Siena Armando Gradone scoprono la targa in onore di Foligno

Una targa per ricordare Alessandro Foligno, studente romano, espulso nel 1938 perché ebreo. E’ l’omaggio che l’Istituto “Sallustio Bandini” di Siena ha voluto rendere al giovane allontanato dalla scuola a causa delle leggi razziali di ottanta anni fa. La sua storia è venuta parzialmente alla luce nel 2010, in seguito alle ricerche effettuate dal giornalista Juri Guerranti. Ricerche che sono state ultimate in questi mesi da 18 alunne della classe V A Turismo. «E’ una targa che, nella sua semplicità, ricorda e ripaga la famiglia Foligno di una vicenda che l’ha profondamente toccata – dichiara il dirigente scolastico Alfredo Stefanelli -. Per me, come dirigente scolastico, e per gli alunni che hanno ricostruito con tanta pazienza le vicende di Alessandro, è molto importante la presenza dei suoi figli, perché ci ripaga di tanti sforzi fatti in questi mesi per rintracciarli. Mi auguro che sia da monito per non nascondere le attuali discriminazioni e un invito ad agire con lo stesso coraggio dei Giusti fra le Nazioni che, pur non essendo ebrei, aiutarono tanti di loro e salvarono centinaia di vite».

I figli di Alessandro Foligno

La targa è stata scoperta nell’Aula Magna dell’Istituto con la dedica “Nel Giorno della Memoria 2018 e nell’ottantesimo anno dalla promulgazione delle vergognose leggi razziali l’I.I.S “Sallustio Bandini” di Siena ricorda il suo allievo Alessandro Foligno (1921-1971) che di quelle leggi fu vittima con l’espulsione da questo Istituto nell’ottobre 1938”.

La figlia: «Un altro tassello al puzzle della vita di nostro padre» «La scopertura di questa targa è stata una sorpresa per noi figli – ha detto Rita Foligno, presente alla cerimonia insieme ai suoi fratelli – una grossa emozione che aggiunge un altro tassello al puzzle della vita di nostro padre. Quando lui è mancato, eravamo bambini e non conoscevamo la sua storia. L’esperienza di nostro padre ci insegna che è fondamentale non dimenticare, perché purtroppo sono storie che si ripetono, è importante per i giovani di oggi sapere cosa è successo perché non si ripeta più».

Alessandro Foligno

La docente Giannotti: «Toccati con mano documenti d’archivio» «E’ stato un lavoro molto intenso per me e per le studentesse – ha aggiunto Filomena Giannotti, docente di Italiano e Storia – ma siamo orgogliose di quanto fatto, perché, attraverso le ricerche, le ragazze hanno potuto toccare con mano i documenti d’archivio e ascoltare le testimonianze dirette di chi ha vissuto quella pagina nera del Novecento». Alla cerimonia hanno partecipato l’assessore all’Istruzione del Comune di Siena, Tiziana Tarquini; il Rabbino di Siena, Crescenzo Piattelli; il Prefetto di Siena, Armando Gradone. Tra gli interventi, oltre a quello del giornalista Guerranti, che ha ripercorso le tappe della sua ricerca su Foligno e sugli anni del fascismo all’interno della scuola, anche quelli del docente Alessandro Fo, sulle leggi razziali nella letteratura, e del professor Renzo Castelnuovo, classe 1938, che ha ricordato lo zio Mario Geremia Castelnuovo, ebreo senese, che lavorava al Bandini sia come assistente di segreteria sia come docente. A Castelnuovo non fu rinnovato il contratto sempre a causa delle leggi razziali del 1938.

Chi era Alessandro Foligno Alessandro Foligno si era trasferito da Roma a Siena e frequentava il corso commerciale dell’Istituto Bandini, ma nell’ottobre 1938 la sua domanda di iscrizione al quarto anno di Ragioneria fu respinta per l’entrata in vigore delle leggi razziali. Foligno tornò, allora, a Roma, iscrivendosi alla scuola israelitica di via Celimontana. Grazie alle ricerche degli studenti, coadiuvati dalla Comunità ebraica di Roma e dal Centro di Documentazione Ebraica di Milano, è stato scoperto che Foligno riuscì a diplomarsi ragioniere, lavorò come boscaiolo e come muratore. «Per sfuggire alle deportazioni, iniziate a Roma il 16 ottobre 1943 con il rastrellamento del ghetto, visse nascosto nelle campagne di Velletri, sui Colli romani, e fu poi ospitato in un appartamento a Trastevere, fino all’arrivo degli alleati, il 4 giugno 1944. Durante i festeggiamenti per la liberazione, incontrò casualmente la donna che sarebbe diventata sua moglie. Dopo la guerra lavorò come ragioniere e come grossista di medicinali, ed ebbe quattro figli. Si è spento nel 1971 per un tumore ai bronchi» si legge nel numero speciale del giornalino di Istituto, “La Biblioteca di Sallustio”, vincitore fra le scuole superiori toscane del concorso nazionale “I giovani ricordano la Shoah”, bandito dal Ministero della Pubblica Istruzione.​

Articolo precedente“Dallo scudetto ad Auschwitz”. Matteo Marani presenta il libro sull’allenatore ebreo Arpad Weisz
Articolo successivoCioccolato che passione. Degustazioni e foodshow, conto alla rovescia per la fiera dedicata ai golosi