Versilia d’arte e di evasione fiscale. La Guardia di Finanza ha scoperto alcuni artisti stranieri che, sebbene vivano e lavorino in Versilia, risultano assolutamente ignoti al Fisco italiano. E’ così venuta fuori una maxi evasione fiscale – valutata attorno ai 6 milioni di euro come giro di affari e circa 350mila euro di Iva non versata – che si è sviluppata tutta nell’ambito della creazione e della commercializzazione di sculture e opere d’arte in genere.

Due anni di indagini Le Fiamme gialle versiliesi hanno iniziato le indagini nel 2017, dando il via a un’inchiesta estremamente delicata, durata circa due anni che ha portato a quattro verifiche fiscali e un controllo nei confronti di persone che sono risultate completamente sconosciute al fisco italiano e che, invece, vivono in Italia, creando sculture in bronzo e marmo. L’operazione ‘Michelangelo’ ha preso le mosse dall’individuazione di un artista di fama internazionale che, avendo fissato la propria residenza anagrafica in Versilia, da anni lavorava con le fonderie più note e di artigiani esperti di questa zona, per la realizzazione di sculture di grandi dimensioni che erano destinate sia alle gallerie d’arte versiliesi, ma anche ad abbellire le vie principali di città in tutta Europa.

Non solo verifiche fiscali Una volta verificata la situazione di questo artista, la Guardia di finanza ha dato il via a un approfondito controllo fiscale dello scultore, ma l’indagine non si è fermata qua. I militari delle Fiamme gialle hanno effettuato anche dei controlli a più ampio spettro nei confronti di una delle più note fonderie artistiche versiliesi e, da questo controllo, sono emersi altri nominativi di artisti di fama internazionale che risultavano loro clienti. A quel punto, è scattata una verifica anche nei loro controlli e questo ha permesso di riscontrare, in due casi, un radicamento diretto sul territorio e, quindi, è stata loro contestata l’esistenza di una base fissa in Italia, cosa che prevede di essere ‘conosciuti’ al fisco italiano ed è stato possibile, pertanto, recuperare i proventi della vendita su territorio nazionale delle opere d’arte. Nell’altro caso, è emerso che lo scultore straniero opera in Italia attraverso una società che è comunque riconducibile a lui stesso e, quindi, i costi non deducibili sono stati contestati a questa società tutta italiana, così come sono stati rettificati i valori delle rimanenze finali delle opere d’arte, con conseguente aumento del reddito imponibile.

Iva recuperata Le Fiamme Gialle, in questo modo, hanno recuperato oltre 350mila euro di imposta Iva non versata da questi artisti e hanno valutato che i compensi del lavoro autonomo che erano stati sottratti alla tassazione si possono quantificare attorno ai 6 milioni di euro.

 

 

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