«Con la fiera del 2 giugno, a Chiusi, si conclude la raccolta firma contro il carbonizzatore che Acea vuol costruire nel nostro comune». E’ quanto si legge in una nota del Comitato Aria costituitosi per contrastare il progetto Acea di un impianto di trattamento di fanghi depurati nel comune di Chiusi, al confine della provincia di Siena e quindi della regione Toscana. L’incipit della richiesta della raccolta firme recita testualmente: «Chiediamo la firma per interessare le amministrazioni comunali provinciali e regionali di Toscana e Umbria per rifiutare la realizzazione entro il perimetro urbano di Chiusi Scalo di un impianto di carbonizzazione. L’impianto è finalizzato al trattamento e trasformazione di fanghi da depurazione provenienti da almeno tre regioni».

Richiesta inascoltata Ad oggi il Comitato fa sapere di aver raccolto oltre 1.500 firme nel comprensorio di Chiusi, Cetona, Città della Pieve. Sulla questione recentemente hanno preso posizione contraria diverse liste elettorali presenti alle amministrative, tra cui quella civica che ha vinto le elezioni di Città della Pieve. Ciò in quanto i timori per l’insediamento industriale di Acea ambiente spa sono presenti anche nei territori dei comuni confinanti. Da tempo il Comitato chiede inutilmente l’attivazione di un processo di partecipazione da parte dell’amministrazione comunale di Chiusi. Ed è proprio il silenzio riguardo a tale richiesta che avrebbe attivato la raccolta delle firme.

Gli introiti dalla vendita Del resto l’intenzione di Acea di realizzare il carbonizzatore sono note all’amministrazione comunale da subito, da quando cioè venne attivata la procedura di vendita degli otto ettari di terreno di proprietà del Comune alla società romana. Vendita che comportò un proficuo incasso per l’ente locale, di circa 2,5 milioni di euro. Le richieste di coinvolgimento e confronto sul tema dell’impianto partirono subito. I consiglieri regionali di Si Toscana a Sinistra, Fattori e Sarti, in primavera del 2018 presentarono una mozione dove impegnavano la Giunta regionale a monitorare la vicenda, affinché garantisse il coinvolgimento della comunità. Richiesta che a quanto pare non ha avuto riscontro, dal momento che 1.500 persone ad oggi si sono recate a firmare il documento del Comitato Aria.

Analisi presentate ritenute carenti Probabilmente la gente è preoccupata anche per le notizie che circolano su Chiusiblog riguardo le valutazioni di impatto ambientale condotte dalla Regione Toscana. Alcuni pareri, come quello della USL certificano sostanzialmente che le analisi presentate da Acea sono a dir poco carenti. «Si richiede al proponente di identificare i fattori di rischio, stima dei rischi, e considerare la dimostrazione dell’esistenza di possibili impatti sanitari (positivi, negativi o non significativi), sviluppando una sintesi dei risultati in maniera adeguata a promuovere il coinvolgimento e la discussione sulle misure da intraprendere – scrive l’Usl nelle osservazioni depositate, che rende alla società proponente l’impianto indicazioni precise su come predisporre il documento –. All’interno della relazione dovrà essere evidenziato il percorso e gli strumenti atti a monitorare gli effetti sulla salute, per verificare lo stato di compatibilità rispetto alla realizzazione della proposta progettuale. Dovranno essere identificati e caratterizzati, con maggiore dettaglio, i potenziali impatti sulla salute sia stimando l’entità del rischio attribuibili direttamente alla realizzazione della proposta progettuale che gli impatti indiretti utilizzando anche dati scientifici di letteratura».

Impatto minimale sull’occupazione C’è poi la valutazione dell’Irpet, l’Istituto per la programmazione economica della Toscana, che giudica minimale l’impatto sull’occupazione dell’insediamento industriale che Acea andrebbe a realizzare nella valle. Ma le parole che probabilmente hanno procurato più allarmismo nella comunità è quanto affermato dal consigliere regionale Tommaso Fattori, capogruppo di Sì Toscana a Sinistra, quando presentò la mozione di cui si è detto sopra, in Regione: «Capisco fin troppo bene l’interesse di Acea a convogliare a Chiusi, data la posizione geograficamente strategica, montagne di rifiuti e in particolare i fanghi di depurazione delle acque degli impianti che la multiutility gestisce in Toscana, Lazio e Umbria, capisco meno l’acritico semaforo verde concesso dal sindaco ad un progetto sperimentale che in passato è stato bocciato dal Comune di Capannori proprio a causa degli impatti ambientali. Né capisco come si possa procedere senza un preventivo coinvolgimento della popolazione locale».

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