In sei anni si sono persi 20mila addetti e 3 mila imprese e nello stesso periodo sono aumentati gli incidenti mortali. Sono i numeri del settore edile in Toscana resi noto da Fillea Cgil Toscana (la categoria che rappresenta i lavoratori edili, del legno, dei materiali da costruzione) dopo 321 assemblee nei luoghi di lavoro e che oggi è a Prato per il suo nono Congresso..

I numeri del settore Dal 2011 al 2017 in Toscana in edilizia si è perso il 40,5% degli addetti, passati da 48.619 a 28.907. Delle imprese edili si è perso il 27,2% (da 10.339 a 7.526, di cui mille negli ultimi tre anni). Il monte salari denunciato è sceso del 20,1% (da 242.665.680 a 193.689.658 euro). E proprio a Prato la crisi dell’edilizia è stata se possibile ancora più pesante: dal 2011 al 2017 si è perso in edilizia il 42% degli addetti (passati da 2.322 a 1.346), mentre le imprese sono scese da 570 a 412 (calo del 27,7%). Il monte salari denunciato è calato del 25,2% (passando da 12.859.776 a 9.618.220). Quanto alla variazione percentuale del valore aggiunto, nel settore delle costruzioni (periodo 2008-2016) si è registrata una riduzione superiore al 38%, uno dei peggiori dati in Toscana (fonte Istat).

Bartoli (Fillea Cgil): «Strage pesante e silenziosa» «Una strage di impatto sociale pesante e allo stesso tempo silenziosa» l’ha definita nel suo intervento la segretaria della Fillea Cgil Toscana Giulia Bartoli. «L’edilizia è diventata una giungla – ha aggiunto – in particolare nel sub appalto i cui limiti sono sempre più aggirati. E tale considerazione è sostanziata dai dati dell’Ispettorato nazionale del Lavoro: nel 2017, su 34.586 aziende edili ispezionate, il 64,44% delle imprese è risultato irregolare». Cosa fare per invertire il trend? Per Bartoli si deve puntare su investimenti per infrastrutture, manutenzioni, rigenerazione di edifici già esistenti per «cavalcare quei timidi segnali di ripresa che si intravedono e che non vanno fatti scemare». Inoltre, settori interi, come quello dei laterizi rischiano di scomparire dalla Toscana, per questo – ha detto la segretaria generale di Fillea Cgil Toscana – «dobbiamo stimolare la riconversione produttiva in un’ottica di rilancio dell’economia, sfruttando la versatilità degli impianti favorendo le specificità e promuovendo filiere e marchi per valorizzare il prodotto e rafforzare le debolezze delle imprese».

Sicurezza sul lavoro In Toscana nel 2017 sono stati registrati dall’Inail 40.076 infortuni, di questi la classe di età con la più alta incidenza è tra i 45 e i 54 anni ma ben 1.168 hanno coinvolto persone di oltre 64 anni. Nel settore delle costruzioni gli infortuni denunciati sono stati 3.112 nel 2017 e 3.222 nel 2016, registrando una riduzione apparente del 3,4%, a fronte di una tenuta degli occupati in generale ma un crollo dei lavoratori specificatamente edili dell’11,8%, facendo emergere che è qui che sta realmente il problema. Mentre per il 2018 già nel periodo gennaio-agosto abbiamo registrato un aumento rispetto allo stesso periodo del 2017 (del 4,3%). Anche gli infortuni mortali sono in crescita tra il 2017 e il 2018, 5 nei primi 8 mesi dell’anno nel settore delle costruzioni, a cui sono da aggiungere purtroppo le tragedie dei mesi successivi. Ultimo in termini di tempo il gravissimo incidente della scorsa settimana in un cantiere di Scandicci dove ha perso la vita un lavoratore e due altri lavoratori sono rimasti feriti. Stessa cosa per il settore dell’estrazione e delle cave: se nel 2017 non c’erano stati infortuni mortali nel 2018 sono già 2. «La sicurezza è un tema delicato e serio che ci coinvolge tutti, nessuno dovrebbe utilizzare la fatalità come scusa per giustificare dei numeri, la fatalità non esiste. Esistono i carichi di lavoro, esistono gli orari, esiste la formazione e la manutenzione delle macchine, esiste la necessità di porre un limite al profitto se fatto sulle spalle dei lavoratori. C’è un limite al tempo e alla produzione» ha detto Bartoli.

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