Un piccolo sampietrino e una piastra in ottone per tramandare alle future generazioni la memoria di chi, durante il periodo nazifascista, fu deportato nei campi di concentramento, spesso senza fare più ritorno. E’ il progetto delle “Pietre d’inciampo” fortemente voluto dalla Comunità Ebraica di Firenze e che prende vita dopo la delibera dell’assessore alla Toponomastica Andrea Vannucci approvata dalla Giunta del Comune il 9 aprile scorso. La posa della prima “Pietra d’inciampo” è in programma a gennaio 2020 in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, e si stima che saranno circa 50 quelle che in diversi periodi dell’anno e in diverse strade, sul marciapiede di fronte alle abitazioni dei deportati, saranno posizionate in città.

Misul (Comunità ebraica): «Per Firenze era un diritto-dovere» «Sono molto orgogliosa di questa iniziativa a cui come Comunità stavamo lavorando da molti anni – dichiara il presidente della Comunità Ebraica di Firenze Daniela Misul – durante i quali abbiamo visto in molte città della Toscana comparire “Pietre d’inciampo” in memoria di chi non è più tornato dai campi di sterminio nazisti. Per Firenze, da dove sono partite più di 300 persone che non hanno mai più fatto ritorno a casa, era un diritto-dovere fare altrettanto. Numerose sono state le famiglie che ci hanno chiesto che la città custodisse la memoria dei loro cari. L’apposizione delle “Pietre d’inciampo” è il giusto traguardo, dopo un grande lavoro, per preservare il ricordo dei nostri concittadini».

L’assessore Vannucci: «Un modo per accompagnare tutte le famiglie nella volontà di rendere omaggio alle persone strappate dalle loro case» «Un progetto sul quale stiamo lavorando da tempo insieme alla comunità ebraica – spiega l’assessore alla Toponomastica Andrea Vannucci -, e che finalmente possiamo far partire. Un modo per accompagnare tutte le famiglie nella volontà di rendere omaggio alle persone strappate dalle loro case e dai loro affetti, attraverso l’apposizione delle pietre d’inciampo davanti alle porte di quelle case. Siamo a disposizione di tutte le famiglie che vorranno seguire questo percorso».

L’assessore Funaro: «Firenze ci tiene a coltivare la memoria» «Le “Pietre d’inciampo” sono l’ulteriore dimostrazione di quanto Firenze ci tenga a coltivare la memoria – sottolinea l’assessore al Welfare Sara Funaro -. Sono i segni del passato che ricordano ferite rimaste aperte nelle comunità ebraica e cittadina e aiutano a stimolare in chi ci si ‘imbatte’ il ricordo dell’Olocausto e di tutte le vittime della deportazione nei campi di concentramento nazisti. Sono felice che vengano posate anche nella nostra città perché così ogni giorno sarà l’occasione per riflettere sull’orrore che provocò il male assoluto e sul periodo più buio che ha caratterizzato la nostra storia affinché non si ripetano mai più. Solo attraverso la conoscenza e il recupero della memoria è possibile arginare certi fenomeni e vigilare che le atrocità commesse in passato non si verifichino di nuovo».

L’antropologo Caffaz: «Pietre testimoni di ciò che è successo» «Le Pietre d’inciampo sono testimoni di ciò che è successo, senza la memoria non c’è futuro – aggiunge l’antropologo Ugo Caffaz – Stiamo vivendo anni di forti estremizzazioni, in cui si arriva a paragonare i morti di Auschwitz con quelli nel Mediterraneo, i meccanismi sono sempre gli stessi. Tempi di egoismi, di crisi economica in cui si cerca un capro espiatorio. Le pietre d’inciampo ci aiutano a comprendere e a far conoscere ciò che è stato».

Baiardi (Istituto Storico Resistenza): «Stimolo alla ricerca storica» Le pietre d’inciampo sono uno strumento-stimolo alla ricerca storica – sottolinea Marta Baiardi dell’ Istituto storico della Resistenza – sono un monumento scevro da ogni retorica, dall’aspetto umile perché sta in terra. E fa nascere domande. Sono un inciampo nella vita quotidiana delle vittime.

Le Pietre d’inciampo L’idea di portare le opere dell’artista tedesco Gunter Demnig a Firenze è nata su sollecitazione di alcune famiglie fiorentine per ricordare i propri familiari deportati. Da qui la richiesta da parte della Comunità Ebraica al Comune. Le “Pietre d’Inciampo” nascono a metà degli anni ’90 per ricordare tutte le vittime della deportazione nei campi di concentramento nazisti, indipendentemente da credo religioso, appartenenza politica, origine etnica, nazionalità, orientamento sessuale. Sono così chiamate perché hanno lo scopo di far “inciampare” in senso figurato le riflessioni dei passanti, cittadini o turisti, costringendoli a ricordare il motivo per il quale i sampietrini si trovano in quel preciso luogo; un monumento privo di verticalità e addirittura interrato che necessita della distanza ravvicinata per essere notato e osservato, che pur non imponendosi riesce a catturare l’attenzione del passante intrecciando memoria pubblica e privata, passato e presente, individuo e collettività. Una delle caratteristiche peculiari di quest’opera è la sua totale integrazione con il tessuto urbano della città e diffuso sul territorio. Il progetto consiste nella posa in opera di piccole targhe in ottone della dimensione di un sampietrino (10 x 10 cm) sul selciato nella zona prospiciente l’abitazione della vittima, su cui ne sono incisi i dati personali. Ad oggi si contano oltre 60mila pietre in molti Paesi europei, tra cui tante città italiane.In Italia sono 907 posizionate, 48 di queste in Toscana.

 

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