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Dopo una campagna elettorale ‘al fiele’, il dopo elezioni non è certamente da meno a Lucca. L’ex candidato del centrodestra, Remo Santini, infatti, ha tirato fuori dal cassetto le prove di contatti con eminenti esponenti del Partito democratico di chiara ‘fede’ renziana, che lo avrebbero cercato per poter godere del voto disgiunto al primo turno e per garantirgli appoggio.

L’antefatto Terminata la campagna elettorale, Santini ha detto di essersi reso conto di essere stato attaccato in maniera feroce dalla controparte politica e, quindi, si è sentito in dovere di raccontare che, se da una parte il Pd stava facendo di tutto per screditarlo agli occhi degli elettori, dall’altra lo contattava per assicurargli il proprio appoggio. In particolare, a indignare Santini sarebbe stato un video girato da due consiglieri regionali Pd, Monia Monni e Francesco Gazzetti, nel quale hanno più volte accostato il nome del candidato del centrodestra al concetto di un ritorno del fascismo a Lucca, in quella che Santini dichiara essere una modalità «strumentale». Se questo video sarà oggetto di valutazione da parte dei legali dell’ex candidato del centrodestra per verificare se vi siano gli estremi per una querela, non da meno sono gli altri ‘sassolini’ che Santini si è tolto dalla scarpa, portando alla luce dei contatti che, diversamente, sarebbero rimasti come episodi di contorno di una campagna elettorale conclusa.

Voto disgiunto In una conferenza stampa convocata questo pomeriggio, Santini ha dichiarato che per lui la questione è chiusa, ma che ha ritenuto doveroso portare le prove di quanto affermato visto che i due interessati – il consigliere comunale uscente e rieletto, Lucio Pagliaro e l’assessore regionale Marco Remaschi – hanno detto che niente di quanto dichiarato in precedenza da Santini era avvenuto. E Santini non ci sta. Ha fatto ascoltare i 28 secondi di telefonata con l’assessore Remaschi, fatto leggere i messaggi scambiati con Pagliaro e raccontato un pranzo in un ristorante della Piana, avvenuto il 25 maggio, con un personaggio ‘noto’ per portare avanti il progetto di un voto disgiunto. E’ comunque lo stesso leader dell’opposizione a dichiarare che probabilmente alle dichiarazioni di intenti non sono seguiti di fatti: «Non mi spiego il motivo di questa telefonata di Remaschi il 16 giugno – afferma, dichiarando anche di registrare tutte le telefonate fatte e ricevute – che non ritengo comunque veritiera, ma penso sia stata fatta perché in quel momento si pensava potessi vincere io. Trovo questo modo di gestire la politica indigeribile e, secondo me, dimostra che il Pd è un partito malato».

Le ragioni di una sconfitta e un’opposizione ‘moderna’ La sconfitta brucia ancora in casa del centrodestra: «La vittoria era a portata di mano e chiaramente c’è delusione per questa sconfitta. Quello che dispiace è che non siamo riusciti evidentemente a far comprendere la nostra idea di governo e di cambiamento e portare in questo modo a votare quelle persone che si erano astenute. Penso proprio l’astensionismo ci abbia penalizzato». Adesso però Santini guarda avanti e, cioè, all’opposizione che vuole fare: «La nostra sarà un’opposizione ‘moderna’. Quello che intendo dire è che non vogliamo fare opposizione solo sui banchi del consiglio comunale, che comunque comprendiamo essere importante, ma vogliamo mantenere uno stretto e continuativo rapporto con i cittadini, poiché sono loro quelli che possono darci la vera misura di quanto viene fatto o non fatto. Già dalla prossima settimana saremo in giro sul territorio con assemblee pubbliche nei vari quartieri e frazioni, poiché vogliamo continuare ad avere questo confronto diretto con la gente. Questo è come intendiamo portare avanti la nostra ‘opposizione’». E mentre è ancora in corso la valutazione su un eventuale ricorso al Tar per un riconteggio delle schede, Santini ha le idee chiare sulla prossima votazione del bilancio: «Non lo conosciamo. Non lo abbiamo fatto e quindi non lo voteremo».

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