A Siena a è stato accolto il 50,6% delle richieste avanzate per il reddito di cittadinanza: secondo i dati diffusi ieri dall’Inps, le domande presentate sono state 3.620 e quelle accolte 1.883.

I dati provincia per provincia: ad Arezzo è stato accolto il 52,8% delle domande presentate (2.875 su 5.437), a Firenze il 48,8% (6.754 su 13.838), a Grosseto il 60% (2.409 su 4.015); a Livorno il 60,6% (4.456 su 7.354); a Lucca il 59,9% (4.154 su 6.928); a Massa Carrara il 63,2% (2.919 su 4.617); a Pisa il 55,4% (4.183 su 7.542); a Prato il 49,7% (1.797 su 3.616); a Pistoia il 57% (3.224 su 5.663); a Siena il 50,6% (1.833 su 3.620).

Martelli (Acli): «Maggiore sofferenza lungo la costa e nelle aree interne» «I dati diffusi dall’Inps – commenta il presidente delle Acli della Toscana, Giacomo Martelli – confermano le preoccupazioni già emerse nello scorso mese di aprile, quando vennero resi noti dal Ministero del Lavoro i primi numeri sul reddito di cittadinanza. Ci restituiscono la fotografia di una Toscana molto diversificata al proprio interno, con una minore incidenza della misura di sostegno nelle zone più dinamiche dal punto di vista imprenditoriale e occupazionale, e una maggiore sofferenza lungo la costa e nelle aree interne. Il reddito di cittadinanza è sicuramente una misura positiva, anche per l’ammontare delle risorse stanziate, ma non può essere inteso come l’unico rimedio e soprattutto fino ad ora è stato deficitario per la parte relativa alle politiche attive del lavoro». «Inoltre, questi dati confermano i nostri dubbi della vigilia riguardo la possibilità che a restare esclusi dalla misura di sostegno fossero alla fine una porzione significativa anche tra i più bisognosi: in Toscana sono state presentate in totale 60.843 domande, e soltanto 34.604 sono state accolte. Ma nella nostra regione ci sono 62mila famiglie, pari a 140mila persone, che vivono in povertà assoluta e 59mila famiglie, pari a 110mila persone, che vivono in povertà relativa. E’ evidente che una buona parte di esse è rimasta esclusa dal reddito di cittadinanza», conclude Martelli.

 

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