In portafoglio ordini per 20 milioni di euro. Ma 180 dipendenti rischiano di andare a  casa. E’ lo scenario in cui si trova la Rimor, azienda di Poggibonsi  leader nel settore del camper. E a difesa dei lavoratori sono scesi i sindaci valdelsani.

Appello alla responsabilità collettiva «Siamo molto preoccupati – dicono i primi cittadini di Poggibonsi, Lucia Coccheri, San Gimignano, Giacomo Bassi, Colle di Val d’Elsa, Paolo Brogioni, Casole d’Elsa, Piero Pii, Radicondoli, Emiliano Bravi – per quanto sta accadendo. Stiamo parlando di una azienda storica del nostro territorio, di un marchio storico e prestigioso che ha fatto crescere la Valdelsa e che ha fatto grande il plein air in Italia e nel mondo. Soprattutto stiamo parlando di un’azienda in cui lavorano circa 180 dipendenti, con un indotto dei  più rilevanti e che conta altre cinquanta imprese. Un’azienda attiva e operativa da cui è stato lanciato un allarme preoccupante. Le voci che si susseguono – dicono i sindaci– sono inspiegabili. Viene da chiedersi se in questo paese un’azienda possa morire di ‘tatticismi bancari’, per usare l’espressione dell’amministratore delegato della Rimor. Noi vorremmo poter rispondere di no e quindi chiamiamo tutti gli attori della vicenda ad una responsabilità collettiva che permetta ad un’azienda che lavora e che dà lavoro di continuare a farlo. Perché questo è e deve essere l’interesse di tutti. Massima solidarietà a sostegno ai lavoratori e all’azienda. Le Istituzioni ci sono».
 
L’allarme dell’ad A lanciare l’allarme sulla possibile chiusura l’ad dell’azienda Simone Niccolai: «nonostante un ‘pacchetto’ di ordini di 500 pezzi del valore di oltre 20 milioni. Abbiamo i nostri conti bancari bloccati per un cavillo tecnico dovuto alla trasformazione degli anticipi fatture in cessione del credito dopo che 2 anni fa abbiamo richiesto e ottenuto un fido di 12 milioni. Una cifra che oggi non ci è concesso di utilizzare. Contattiamo ogni giorno le banche ma senza ottenere risposte. Non possiamo oggi consegnare i pezzi ordinati e partecipare alle fiere di settore, mentre si sta aspettando – conclude l’ad – l’azienda muore»

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