Al lupo, al lupo! Da quando è stata pubblicata la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito nazionale di scorie nucleari a bassa e media attività, si è levato forte il coro unanime dei no praticamente da ogni parte d’Italia, Toscana compresa con l’indicazione di Campagnatico e del sito Unesco di Pienza. Una decisione che, nell’opinione pubblica, è sembrata arrivare come un fulmine a ciel sereno, più come un’imposizione che come un percorso condiviso con gli enti locali che, semmai, è stato previsto – lo ha ricordato ieri anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – per i prossimi 44 mesi. E poi saranno prese le decisioni definitive, fino ad arrivare alla candidatura unica per ospitare il sito.

Adesso però che il danno è fatto, – sicuramente quello d’immagine per un territorio come quello della Val d’Orcia – viene da chiedersi se effettivamente così è stato o se gli enti locali, Regione Toscana per prima, non avrebbero potuto fare qualcosa per scongiurare quello che poi è accaduto. A maggior ragione, lo ha ancora una volta ricordato il ministro Costa, che il percorso che porterà all’assegnazione del Deposito è un percorso volontario, basato su autocandidature sulla base dei siti idonei individuati.

E dire che in Toscana, a differenza di quanto si sono tutti affrettati a dichiarare non appena scoperta la Carta, la vicenda era ben nota. Il 30 ottobre 2017 il consigliere M5S Giacomo Giannarelli, presentò un’ interrogazione in Consiglio regionale proprio all’attuale governatore, allora presidente del Consiglio Eugenio Giani e alla Giunta regionale in cui si chiedeva “il ruolo svolto e che sta svolgendo la regione circa la carta delle aree potenzialmente idonee ad accogliere il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito (Cnapi)”.

Sempre nell’interrogazione si leggeva che “la Cnapi è di competenza dei Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, ma la sua redazione prevede la collaborazione dei ministeri con le regioni”.

La risposta all’interrogazione tardò ad arrivare e solo il 15 gennaio 2018, oltre i sessanta giorni previsti dal regolamento, l’assessore all’ambiente Federica Fratoni, in Consiglio regionale, fece sapere che “La regione Toscana ha partecipato alla procedura VAS fornendo con altre regioni, le proprie osservazioni in fase di scoping e in fase di Rapporto ambiente. Adesso il procedimento di VAS è in fase di istruttoria tecnica della commissione CTIVA e dovrebbe chiudersi entro qualche mese”. E ancora “La Regione Toscana ha già espresso l’assoluta indisponibilità ospitare sul territorio toscano il Deposito nazionale a partire dalla passata legislatura attraverso la stampa e i mezzi di comunicazione in occasione della pubblicazione su alcuni giornali nazionali di un’ipotesi di mappa”. Adesso sono passati altri due anni, la Toscana è stata inserita nella mappa dei siti potenzialmente idonei con la Maremma e la Val d’Orcia ed è legittimo pensare che, oltre alle dichiarazioni rilasciate ai giornali, nessun atto ufficiale di indisponibilità formale sia mai stato inviato al Governo.

 

 

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