civati«Quando dice che non vince 6-1 non gli li credo, lo fa sempre, è scaramantico». Così Pippo Civati, da poco transfugo dal Pd, intervenendo ieri sera a Firenze alla presentazione del libro di Tomaso Montanari commentando la frase del Premier Matteo Renzi che ha detto che si accontenterebbe di vincere 4-3 alle regional. «Renzi ha sempre detto che eravamo inutili, che non servivamo, non ha mai chiesto il nostro parere, ci ha sempre asfaltato ed eliminato. Vorrà dire che saremo pochi e vincerà in tutte le regioni – ha aggiunto -. La politica non si fa solo per vincere, si fa per rappresentare le persone. Se lui ha lasciato perdere la sinistra, ha creato un dissidio con gli intellettuali, i sindacati, gli insegnanti, gli ambientalisti, non è certo colpa mia. Io glielo dicevo, fino a qualche settimana fa, che perdevamo un pezzo: siccome era il mio, non gli interessava».

«La candidatura di Fattori? Penso che ci sia spazio per costruire un pensiero che non sia ridotto al Partito della Nazione»  Civati ha anche commentato la corsa in Toscana del Pd che viaggia in solitaria con Enrico Rossi e con un altro candidato a sinistra, Tommaso Fattori.  «Secondo me ormai gli spazi per un dialogo a sinistra con Renzi sono impossibili. Ha mortificato tutte le minoranze interne del Pd, le ha costrette a voti lontani dalla nostra storia. La candidatura di Fattori? Penso che ci sia spazio per costruire un pensiero che non sia ridotto al Partito della Nazione, a questo nuovo partito che va fino a Verdini perché presto un fiorentino autorevole entrerà nella compagine di Governo».

Montanari: «Cambiare si può, e impegnandosi collettivamente qualcosa si ottiene» Anche Montanari, che è fra gli intellettuali che ha firmato il sostegno alla candidatura di Tommaso Fattori, ha spiegato perché votare il candidato della ‘Lista si’. «Il Pd toscano ha subìto una profonda mutazione genetica, ed Enrico Rossi non ha più alcun margine di indipendenza politica dalla linea di Matteo Renzi. – ha detto Montanari – Quel modello è finito. Lentamente ma inesorabilmente gli interessi forti hanno infatti riguadagnato terreno, hanno piegato le politiche pubbliche ai loro obiettivi, insensibili alle minacce al territorio, al paesaggio, all’efficienza e alla universalità dei beni comuni: sanità, scuola, acqua, servizi. Hanno tradito le aspettative delle donne di veder concretizzati i loro diritti nell’organizzazione della vita sociale. Hanno affogato i nostri storici monumenti in un bosco di shopping centers. Hanno sollecitato un turismo che sta stravolgendo le città e non consente un rapporto vero con gli esseri umani e la loro storia. Hanno indotto all’abbandono di qualsiasi strategia capace di indicare un nuovo modello economico per la Toscana. Noi invece vogliamo che la Toscana continui ad essere un punto di riferimento per chi pensa che “l’Italia ha ancora qualcosa da dire” come direbbe Piero Calamandrei. Cambiare si può, e impegnandosi collettivamente qualcosa si ottiene».

 

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