Tutti a giudizio, i fratelli Aleotti, figli del patron della Menarini e insieme a loro tre collaboratori. Sono stati rinviati a giudizio dal gup di Firenze nel procedimento sulla gestione dell'azienda farmaceutica. Le accuse sono evasione fiscale e riciclaggio e, per Lucia Aleotti, anche corruzione. La posizione di Alberto Aleotti, 90 anni, è stata stralciata per motivi legati alla sua salute. Tre imputati sono stati assolti mentre altri quattro hanno patteggiato la pena.

I capi d’accusa Hanno patteggiato pene da 6 mesi a un anno e 10 mesi quattro amministratori di società svizzere. Tre gli assolti, un autotrasportatore e due legali rappresentanti di società estere. Secondo l'accusa, sovrafatturando l'acquisto di principi attivi attraverso una serie di società estere fittizie per 30 anni la Menarini avrebbe artatamente «gonfiato» il prezzo dei farmaci truffando così lo Stato attraverso i rimborsi del Servizio sanitario nazionale. Nell'arco dell'inchiesta, come cifra equivalente all'illecito, la procura ha fatto sequestrare 1 miliardo e 200 milioni di euro alla famiglia Aleotti, provvedimento poi annullato dalla Cassazione dopo un complesso iter giudiziario. «In dibattimento – hanno spiegato i difensori, gli avvocati Alessandro Traversi, Mario Casellato e Roberto Cordeiro Guerra – quando ci sarà l'opportunità di un approfondimento, dimostreremo l'assoluta infondatezza dell'accusa. In fase di udienza preliminare le valutazioni del giudice non possono essere particolarmente approfondite. Ricordiamo, inoltre, il felice esito già ottenuto dalla Cassazione riguardo il sequestro».

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