hands trying to fit two puzzle pieces together

I Consigli comunali di Bibbiena e Ortignano-Raggiolo hanno approvato la proposta di fusione tra i due Comuni. Il primo sì è arrivato da Ortignano-Raggiolo il 2 maggio scorso, mentre il 7 maggio è stata la volta di Bibbiena, con solo quattro consiglieri astenuti e uno contrario. L’iter burocratico passa quindi in Regione Toscana, a cui è stata inviata una richiesta di presentazione di proposta di legge regionale per la fusione dei due Comuni.

Un’idea che parte da lontano Il percorso di fusione aveva preso avvio già nel 2015 quando (il 22 giugno) i due Comuni deliberarono a favore della loro aggregazione. Dichiarava ad AgenziaImpress il sindaco del Comune di Chiusi della Verna Giampaolo Tellini: «Inaspettatamente, poco dopo, il comune di Bibbiena scrisse alla Regione Toscana, dichiarando che si sarebbe unito in un unico comune con Ortignano solo se anche Chiusi della Verna fosse entrato a far parte della fusione. Un colpo di coda per trasformare la fusione a due in un triangolo». Tuttavia questa soluzione non era piaciuta agli abitanti di Chiusi della Verna che al referendum del 29 e 30 ottobre 2017 si erano schierati nettamente contro al nuovo Comune “Casentino-La Verna”, con oltre il 64% dei voti a favore dell’autonomia amministrativa. L’esito del referendum fu invece positivo per Ortignano-Raggiolo e Bibbiena con percentuali molto alte (61,50% e 55,07%). Nel Consiglio comunale di Bibbiena il sindaco Daniele Bernardini e l’assessore al bilancio Filippo Vagnoli hanno evidenziato gli aspetti positivi legati alla contribuzione, poiché con la Legge di Stabilità 2018 sono aumentati i contributi statali per le fusioni. Nel caso specifico di Ortignano-Raggiolo e Bibbiena, se la fusione andasse in porto, le comunità potrebbero ottenere circa 17 milioni di euro in dieci anni.

A Bibbiena “sì” non unanime «Un processo partecipativo mai interrotto, che dopo questi due Consigli viene assolutamente rafforzato – dichiara il sindaco di Bibbiena Bernardini – Grande soddisfazione, anche se duole evidenziare il fatto che la scorsa volta il nostro Consiglio si espresse all’unanimità sulla stessa fusione». Nella riunione del 2 maggio scorso l’assemblea dell’Unione Comunale del Pd di Bibbiena, composta dai delegati eletti nel recente congresso, si è infatti pronunciata in maniera unanime contro la proposta di fusione. «Tutti hanno segnalato la non opportunità di procedere con un altro referendum a pochi mesi dall’ultimo fallito e in prossimità della fine del mandato amministrativo, evitando tensioni e altre divisioni, distraendo le poche energie presenti dai problemi cogenti – spiega il Pd in un comunicato – È stata individuata come priorità l’unione dei servizi, per riportare il Comune di Bibbiena al centro di un processo di aggregazione delle funzioni fondamentali (lavori pubblici, servizi sociali, paesaggio, tributi, trasporto scolastico, pianificazione del territorio, manutenzioni, pubblica illuminazione, gestioni termiche) che proprio Bibbiena aveva interrotto nel 2010, uscendo dalle gestioni associate, alla ricerca di un’efficienza e di un risparmio fortemente richiesti dai cittadini, ma non ancora raggiunti. L’unione dei servizi è anche il presupposto per coltivare prospettive di micro-fusioni organiche e possibilmente contestuali, ma tra i comuni più piccoli: Bibbiena non ha alcuna necessità di perdere la sua autonomia costituzionale».

Il “sì” di Ortignano-Raggiolo Fiorenzo Pistolesi, sindaco di Ortignano-Raggiolo, aveva commentato il risultato nel suo Comune allo scorso referendum come «una vittoria di Pirro», auspicando che vi fossero altre opportunità per il futuro. «All’ultimo Consiglio comunale, su 10 voti, quelli contrari sono stati solo quelli di due consiglieri di maggioranza, coerenti con l’idea che avevano portato avanti dalla scorsa legislatura – spiega il sindaco –  La fusione è per me una grande occasione, non solo per i contributi economici, ma soprattutto per lanciare un messaggio politico ai colleghi casentinesi, perché oggi non ha più senso rimanere microscopici, è sempre più necessario ragionare in termini di una politica sovracomunale. Anche per questo nella nostra Delibera per la proposta di fusione abbiamo sottolineato l’importanza di fare sistema e di implementare la collaborazione con l’Unione dei Comuni, continuando quindi ad interagire in modo fattivo, concreto e serio».

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