In tanti se lo ricordano per quella zampata vincente del 14 maggio 2000 a Perugia che negò clamorosamente lo scudetto alla Juventus. Fotografia indelebile e romantica per i sostenitori delle squadre cosiddette piccole. In pochi sanno che Alessandro Calori, ex capitano della compagine umbra e attuale allenatore del Brescia, ha molti punti di comune con Serse Cosmi, il volto nuovo della panchina del Siena (leggi) e tecnico dal 2000 al 2004 di quel Perugia dei miracoli riportato alla ribalta di tutti i media nazionali. Crozza e Gialappa’s compresi. Un denominatore comune quello che lega Calori alla città umbra e che rappresenta uno dei tanti punti di vicinanza tra lui e Cosmi. Calori, aretino, è sposato con una donna di Sinalunga, ultimo comune del senese prima del confine proprio con le province di Arezzo e Perugia. Del resto, anche Serse Cosmi non viene da molto più lontano: sono solo 112 i chilometri che dividono la sua Ponte San Giovanni (frazione di Perugia) con Siena, sede della sua nuova avventura lavorativa. Un’origine comune, sia geografica che professionale, di decisa significatività per capire l’ideologia e l’etica del nuovo tecnico della Robur.
 
Calori, come giudica la scelta di Cosmi di sposare la causa senese?
«Credo che per lui sia un’opportunità di lavoro importante, la società è ormai entrata stabilmente nell’orbita della Serie A e sta facendo buone cose. Nonostante le voci che circolano sui problemi di liquidità del Siena: quelli sono fattori che rappresentano un problema diffuso e che si estende non solo al calcio ma a tutta la nostra quotidianità a 360°».
 
Serse Cosmi è conosciuto come un allenatore coriaceo e appassionato. Un uomo che ama lavorare molto sul campo. Cos’altro devono sapere i senesi su di lui?
«È una persona che possiede un grande carisma e una grande personalità. Sono stato suo giocatore per poco tempo perché poi venni trasferito a Brescia. Però mi ricordo l’entusiasmo che trasmetteva e riceveva dalla piazza in cui lavorava. Ha bisogno di un ambiente passionale intorno a sé».
 
Oltre alle stesse origini calcistiche (Arezzo e Perugia) lei è Cosmi avete anche un altro fattore di comunanza: lavorate, e bene, nelle cosiddette provinciali che poi vanno a confrontarsi con realtà più importanti…
«Il vero allenatore si vede in quelle circostanze. È lì che secondo me c’è tutta l’essenza di essere la guida tecnica di un gruppo di giocatori. Fa parte di un percorso che un allenatore dovrebbe sempre fare perché passare attraverso le difficoltà che vive una squadra cosiddetta piccola è decisamente più formante. È perseguire la filosofia di Davide che affronta Golia: sfidare squadre e realtà più grandi della tua, ottenere successi in quei contesti è decisamente più appagante. Specie per un allenatore».

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