Consiglio regionale della Toscana
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FIRENZE – Questa mattina a Palazzo Chigi, Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, ha consegnato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri le 31.775 firme raccolte tramite una petizione popolare con cui si chiede al Governo Meloni di impugnare urgentemente la legge regionale della Toscana sul fine vita medicalmente assistito, approvata l’11 febbraio scorso.

Brandi ha definito la norma «incostituzionale e disumana», sottolineando che la materia è di competenza esclusiva del legislatore nazionale, come già chiarito dall’Avvocatura dello Stato.

Secondo Brandi, non intervenire sarebbe un grave segnale di cedimento politico e istituzionale, poiché permetterebbe a enti locali di decidere se e come aiutare i cittadini nel suicidio assistito, alimentando una deriva eutanasica che colpisce soprattutto persone fragili e sofferenti. Ha inoltre denunciato la carenza di cure palliative in Italia, dove solo 2 pazienti su 10 che ne avrebbero diritto possono accedere a tali servizi, definendo la situazione uno «scandalo» che necessita di un intervento immediato.

La legge toscana, prima in Italia ad introdurre una disciplina sul suicidio medicalmente assistito, è stata approvata con 27 voti favorevoli e 13 contrari. Essa regola modalità, tempi e organi coinvolti nelle procedure di accesso al suicidio assistito, in linea con le sentenze della Corte Costituzionale n. 242/2019 e n. 135/2024. Il testo prevede, tra l’altro, l’istituzione di una Commissione multidisciplinare permanente e la gratuità delle prestazioni offerte dal servizio sanitario regionale nell’ambito del percorso terapeutico-assistenziale.

La legge ha suscitato forti reazioni, in particolare dal mondo cattolico, con la Conferenza episcopale toscana e il cardinale Augusto Paolo Lojudice che l’hanno definita un’«ideologia inaccettabile».

Dall’altra parte, l’Associazione Luca Coscioni, promotrice della legge di iniziativa popolare che ha dato avvio al processo legislativo, ha celebrato l’approvazione come un passo fondamentale per il riconoscimento della dignità e dell’autodeterminazione delle persone affette da malattie irreversibili.

Il dibattito rimane acceso, con Pro Vita & Famiglia che sollecita il governo a impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale entro il 16 maggio per evitare quella che definisce una «follia» e una «deriva eutanasica». La questione evidenzia il contrasto tra il diritto all’autodeterminazione nel fine vita e le posizioni che ne denunciano i rischi etici e sociali, in un contesto legislativo ancora in evoluzione.