Le due travi che hanno retto l’edificio del cosiddetto “sistema Siena”, fino al crollo, e cioè il Pd (con l’aggiunta della collaborazione verdiniana) e la Fondazione Mps, vivono una fase diversa ma parallela su una cosa: i conti non tornano. In casa Pd si parla di un debito tra i 500mila e i 600mila euro, di cui si dovrebbe avere maggiore cognizione alla riunione della Direzione Provinciale il prossimo 12 ottobre. La Fondazione Mps fa registrare invece un passivo di circa 18 milioni nel primo semestre 2015, un calo della liquidità da 412 a 64 milioni e la chiusura del consuntivo 2014 con un meno 30 milioni di euro. Rendendo noto un documento top secret, Il Fatto Quotidiano ha portato il caso alla ribalta. Il Fatto scrive che la perdita di liquidità è dovuta ad investimenti, che però per adesso non sono stati remunerativi. Non siamo al tracollo – è bene dirlo – e i tecnici sapranno certo trovare spiegazioni plausibili e rassicuranti – ma i tempi di Antonella Mansi sembrano lontani ed ere pristoriche paiono quelle in cui quella del Monte era la Fondazione bancaria più ricca d’Italia.
Su La Nazione, in merito alla fuga di notizie, il presidente Marcello Clarich ha sottolineato il vincolo della riservatezza. E su Fb, sia Eugenio Neri che Marco Falorni sottolineano la vicenda con indubbi dati di fatto. Scrive Neri: «Il problema non è la riservatezza ma la trasparenza : “chi ha deciso cosa” ora come in passato. L’indipendenza dell’ente non lo svincola dalla rendicontazione ai cittadini di Siena. Sia per il rosso da 18 milioni come per i verbali delle riunioni della deputazione di Mussari e Mancini, la priorità è la riservatezza!».

Falorni posta così: «Come è noto, il presidente della FMPS non vuole dialogare con il consiglio comunale, rompendo così una lunga tradizione di interlocuzione arrivata fino ad Antonella Mansi, e rompendo bruscamente il cordone ombelicale con la città. Inoltre si legge in un trafiletto (cfr. La Nazione, cit., pag. 5) che per la Fondazione è essenziale “Rispettare il vincolo di riservatezza”. Dunque, più riservatezza, non più trasparenza, come hanno chiesto inutilmente per anni le Liste Civiche Senesi. Tutto ciò premesso, il sindaco del Comune di Siena designa comunque quattro membri della deputazione generale della Fondazione, quindi, un collegamento anche formale, fra i due enti, c’è ancora. In conclusione, la domanda è: dovrebbe o no, il sindaco di Siena, invitare “caldamente” il presidente della Fondazione a venire in consiglio comunale per spiegare in dettaglio alla città i motivi degli ultimi seri problemi di bilancio? E se costui, clamorosamente, rifiutasse, dovrebbe o no, il sindaco di Siena, chiamare almeno i quattro membri di propria designazione?».

Lasciando la Fondazione Mps alla sua autonoma riservatezza, non è più cosa riservata, invece, il debito consolidato del Pd senese. Su La Nazione ne ha parlato il consigliere regionale Stefano Scaramelli, «chiedendo di voler vedere chiaro sui conti». E suscitando l’indiretta reazione di Rosanna Pugnalini, ex Tesoriera del Pd ed ex consigliere regionale, che su Fb, scrive: «In questi ultimi giorni ne ho viste e lette abbastanza, sia sulla carta stampata che online. Non è mia intenzione scendere in polemica, non è nel mio stile. Però, visto che il mio senso di responsabilità non è infinito, se la cosa continua non starò a guardare». Pare che l’esposizione debitoria sia rilevante verso fornitori della Festa de l’Unità e caratterizzata da almeno tre elementi: la riduzione dei versamenti al Pd dei nominati nei consigli di amministrazione della galassia-Monte; i mancati versamenti di rappresentanti istituzionali e non nelle casse del partito; l’impossibilità da parte della società La Quercia, immobiliare del Pd, di versare al partito somme superiori alla soglia dei 100mila euro all’anno, sbarramento definito dalla Legge Letta sul finanziamento ai partiti.






